Migranti, stipati in quaranta nei furgoni: arrestati 18 trafficanti. Boccassini: “Come carne da macello”

Stipati in quaranta dentro un furgone diretto a Ventimiglia, il confine ‘caldo’ per i migranti, quello che i profughi tentano di valicare per arrivare nel Nord Europa. Trattati “come carne da macello”, dice Ilda Boccassini, il procuratore aggiunto della Dda che ha coordinato l’inchiesta. E aggiunge: “In un momento in cui il mondo respinge l’idea di integrazione, siamo di fronte a una globalizzazione del male rispetto alla disperazione di chi scappa”.

I migranti di uno di questi viaggi della speranza (documentato dalla polizia con video e foto), siriani, egiziani ed eritrei, sono stati trovati ammassati gli uni agli altri, piegati su se stessi, con il portellone chiuso dall’esterno con un lucchetto, per evitare fughe. Le polizia ha intercettato il mezzo prima che arrivasse a destinazione: oltre a questo viaggio ne sono stati bloccati altri 61 nell’arco di due anni. All’apertura del vano posteriore, la scoperta delle condizioni disumane di trasporto: tutti i profughi, tra loro anche ragazzi di neanche 18 anni, si trovavano in una situazione di grave difficoltà, trattati come cose e non persone.

“Avevano difficoltà a respirare” hanno raccontato gli autori delle indagini che hanno portato all’emissione di 34 ordinanze di custodia cautelare (18 eseguite). L’accusa è traffico di migranti, in carcere sono finiti egiziani, afgani, albanesi, sudanesi, tunisini. Nell’organizzazione – che aveva il suo baricentro a Milano – c’erano anche italiani che si occupavano del trasporto in auto da Ventimiglia. Mentre uno straniero con regolare permesso di soggiorno residente a Catania teneva i contatti con gli scafisti e prendeva in carico i migranti dall’arrivo in Sicilia fino a Milano.

L’inchiesta, coordinata da Boccassini e dal pm Cecilia Vassena, ha documentato decine di “viaggi del dolore” in cui i migranti, tra loro anche minori, sono stati trasportati in camion o nei bagagliai delle auto, piegati su se stessi, senza possibilità di muoversi per molte ore. “Questo deve farci sentire tutti responsabili – ha aggiunto Boccassini – di ciò che sucede”.

Gli arresti, aggiunge ancora Boccassini, “sono una goccia nel mare rispetto alla facilità con cui oggi personaggi senza scrupoli si muovono nei confronti di persone che lasciano le proprie terre per ragioni di guerra o di disagio e che affrontano un viaggio del dolore con la speranza di trovare un mondo migliore”. A guidare l’organizzazione criminale c’erano egiziani, con alcuni complici somali, afgani, tunisini, eritrei. Coinvolti anche italiani, che avevano però un ruolo marginale all’interno dell’associazione e che si occupavano dei trasporti in auto da Ventimiglia.

La banda è accusata di avere organizzato questi trasporti dalla Sicilia al confine francese. Itinerari che, nella loro versione ‘completa’ costavano dai 500 ai mille euro, più il denaro pagato per muoversi dal Paese d’origine. Una volta attraversata in treno l’Italia, le persone raggiungevano Ventimiglia e “qui iniziava la seconda fase del viaggio – spiega ancora Boccassini -: i migranti viaggiavano in camion chiusi da un lucchetto. Sono diversi gli interventi che abbiamo fatto: in un caso viaggiavano ammassati in 41”. Ed è appunto quello che la polizia ha documentato con foto e video.

Il ministro dell’Interno Marco Minniti si congratula con il capo della polizia: “Questa operazione assume una particolare importanza perché colpisce duramente il traffico di esseri umani, criminali senza scrupolo che sfruttano persone in grave difficoltà e in pericolo di vita per i loro loschi guadagni”. La Repubblica