Il sospetto che dietro il traffico di esseri umani si nascondesse anche un ‘mercato degli organi’ non meno criminale, era già affiorato vent’anni fa con l’ondata migratoria proveniente dai Balcani per il crollo dei muri e le guerre civili. Ma ora che il flusso ininterrotto dei disperati arriva in Italia soprattutto da sud, per la prima volta uno ‘scafista pentito’ racconta e documenta con foto e video il funzionamento di un’organizzazione internazionale specializzata nel depredare e imbarcare quanti fuggivano da massacri e carestie per raggiungere le mete del Nordeuropa. Con una macabra appendice: «Mi è stato raccontato – ha messo a verbale l’ex trafficante davanti ai magistrati di Palermo – che le persone che non possono pagare vengono consegnate a degli egiziani, che le uccidono per prelevarne gli organi e rivenderli in Egitto per una somma di 15mila dollari. Gli egiziani vengono attrezzati per espiantare l’organo e trasportarlo in borse termiche». E, in caso di mancato pagamento da parte degli adulti, non venivano risparmiati neppure i bambini, fra i più ambiti ‘donatori involontari’ sul mercato nero dei trapianti.
È scattata così l’operazione ‘Glauco 3’, che ieri ha portato a 38 fermi ordinati dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano, nei confronti di 25 eritrei, 12 etiopi e un italiano (M. P., 46 anni, di Macerata), per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, all’esercizio abusivo dell’attivita di intermediazione finanziaria e al traffico internazionale di stupefacenti.
Iinfatti sui barconi, insieme alle migliaia di persone spedite dalla Libia, questa holding criminale del terzo millennio caricava anche droga, in particolare una sostanza chiamata in gergo «chitarra» e proveniente dall’Etiopia. Il collaboratore di giustizia è un eritreo e si chiama Nuredin Wehabrebi Atta, arrestato in Sicilia nel 2014 e condannato nel febbraio scorso a 5 anni di carcere. È il primo straniero ammesso a un programma di protezione, perché, secondo gli inquirenti, «ha fornito una completa ricostruzione delle attività criminali riconducibili ad una delle più agguerrite bande transnazionali dedite al traffico di migranti, operante, oltre che in Nord Africa, sul territorio nazionale, con cellule attive ad Agrigento, Palermo e Roma, nonché in diversi Paesi europei». Nella capitale italiana gli investigatori del Servizio centrale operativo della Criminalpol hanno individuato in una profumeria nei pressi della stazione Termini la centrale per le transazioni economiche effettuate con il metodo ‘hawala’, di radice islamica, che si basa sulla parola e sulla fiducia di una rete di mediatori. Lì sono stati sequestrati 526mila euro e 25mila dollari in contanti oltre ad un libro mastro con centinaia di nomi di stranieri. Il Resto del Carlino