Milano. Disoccupazione mai così bassa dal 2012, ma crescono gli scoraggiati

CDLS-Fermiamo la disoccupazioneSCENDE ancora un po’ (-0,5%, pari a un calo di 13mila senza lavoro) il tasso di disoccupazione a ottobre, e si attesta all’11,5%, ai minimi dal 2012. Ma i dati sul mercato del lavoro diffusi ieri dall’Istat presentano non solo luci (-410mila persone rispetto all’anno scorso in cerca di impiego, quando il tasso di disoccupazione era al 12,9%) ma anche ombre. In particolare l’emergenza lavoro per i giovani. Dopo alcuni mesi di calo, dovuti anche agli effetti del Jobs Act e degli sgravi contributivi sulle nuove assunzioni, il tasso di disoccupazione per gli under 24 è tornato infatti a salire: più 0,3% al 39,8%.

DOPO la crescita tra giugno e agosto (+0,5%), poi, cala anche il numero di chi un lavoro ce l’ha (-0,2% a ottobre, cioè 39mila unità in meno), seppure il raffronto con l’anno scorso mostri 158mila dipendenti in più. La flessione è dovuta dalla diminuzione dei lavoratori indipendenti (-83mila sull’anno) che il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, considera «un effetto delle scelte compiute per rendere più conveniente il contratto a tempo indeterminato» che «portano alla riduzione delle false partite Iva e delle collaborazioni a progetto». Se c’è stato «un miglioramento qualitativo dell’occupazione», a livello quantitativo il problema resta. Anche perché aumenta ancora il numero degli ‘scoraggiati’, cioè di chi il lavoro non lo cerca più: un +0,2% (pari a 32mila persone in più) che va a incidere anche sul tasso di disoccupazione.

ADDIRITTURA agli
under 24 le aziende sembrano preferire gli over 50, tanto che il loro numero è cresciuto di 900mila unità (+13,9%) da gennaio 2013. Al di là dell’effetto provocato dall’allungamento dell’età pensionabile, l’aumento dei lavoratori anziani, secondo Giulio Sapelli, docente di Storia dell’economia alla Statale di Milano, si spiega con il fatto che le aziende, per ripristinare le scorte di magazzino, hanno attinto a personale esperto. Mentre per aumentare l’occupazione giovanile servirebbero investimenti che ancora non si vedono, «perchè le aziende temono la deflazione e la riduzione dei margini». Che alla base della disoccupazione giovanile ci sia un Paese che cresce solo dello zero virgola concorda il presidente del Censis, Giuseppe De Rita. Così, i giovani che vogliono rischiare preferiscono tentare l’avventura all’estero. Anche se, sottolinea Paolo Citterio, presidente di Gidp, l’associazione dei direttori delle risorse umane, resta la disponibilità delle imprese ad assumerli. Spesso, però, queste non trovano i profili adatti tra i neolaureati, che scontano anche il problema di una presenza di solo 3.500 aziende con più di 250 occupati (quelle dove è più facile cercare un laureato e non un diplomato) contro le 38mila francesi e le 40mila tedesche. A proposito di crescita, infine, l’Istat ha spiegato che nel terzo trimestre il Pil è salito dello 0,2% (0,8% sull’anno) e nell’ultimo trimestre, secondo gli economisti di Intesa San Paolo, dovrebbe accelerare fino al più 1% per centrare l’obiettivo (0,9%) fissato dal governo.

Resto del Carlino