E’ inquietante, allarmante la vicenda raccontata oggi sul Corriere della Sera che ha visto protagonista un cittadino francese in compagnia del figlioletto di appena sei anni, vittima di una aggressione – si presume – antisemita in un autogrill di Milano, al grido di “Free Palestine”. Così, quella che doveva essere una semplice sosta per un’urgenza del figlio di sei anni si è trasformata in un incubo per un cittadino francese, Elie, imprenditore residente a Parigi. L’uomo è stato aggredito fisicamente in un autogrill a circa venti chilometri da Milano, mentre stava rientrando da una gita al lago Maggiore insieme ai suoi familiari.
Tutto è accaduto ieri, lunedì 28 luglio, quando Elie, in viaggio verso Milano con il figlio piccolo, la figlia maggiore e il genero italiano, si è fermato per una pausa. Appena entrato con in bracci oil figlioletto nella stazione di servizio, ha raccontato di essere stato apostrofato da un giovane, probabilmente italiano, che – vedendolo – ha cominciato a urlare “Free Palestine, Palestina libera”. Il turista francese, che non parla italiano, ha tentato di replicare a gesti invitando il ragazzo a calmarsi, iniziando anche a registrare la scena col cellulare.
Secondo quanto riferito, nel giro di pochi istanti altri clienti dell’autogrill si sono uniti all’uomo alla cassa, gridando frasi come “assassini” e “genocidio”. Temendo per l’incolumità del figlio, Elie ha deciso di allontanarsi, scendendo al piano inferiore dove si trovano i bagni, pensando che la situazione si fosse chiusa con un’aggressione verbale.
Ma all’uscita dal bagno, la situazione è precipitata. Davanti a lui c’era un gruppo di circa dieci persone che pretendeva che cancellasse il video appena registrato. Al rifiuto, tre di loro avrebbero cominciato a spingerlo, mentre altri lo incalzavano verbalmente. Elie ha raccontato di aver sentito parole in arabo e di essere stato colpito fisicamente: buttato a terra, preso a calci all’addome, mentre cercava disperatamente di capire dove fosse finito il figlio, che aveva perso di vista durante la colluttazione.
Solo l’intervento di una donna – che ha trattenuto il bambino in un angolo – ha evitato che il piccolo venisse coinvolto direttamente. Nel tentativo di interrompere l’aggressione, Elie ha gridato ripetutamente “Police, police!”, fino a quando i suoi aggressori – fra cui alcuni che parlavano arabo – hanno interrotto l’attacco e sono risaliti al piano superiore.
Con il figlio in braccio e ancora sotto shock, l’uomo ha raggiunto a sua volta l’area superiore del locale. Gli aggressori non erano più presenti. Poco dopo è arrivata una pattuglia della polizia, che ha ascoltato il suo racconto per circa due ore. Elie ha però dichiarato di aver percepito una certa tendenza a minimizzare da parte degli agenti, che gli avrebbero dato l’impressione di considerare l’episodio come uno dei tanti.
L’imprenditore ha insistito sull’origine dell’aggressione, sottolineando il carattere politico e religioso dell’episodio, innescato – a suo dire – dal grido iniziale “Free Palestine”.
Un episodio grave, che apre nuovi interrogativi sulla sicurezza nei luoghi pubblici e sulla gestione di tensioni politiche e identitarie anche all’interno di ambienti considerati neutri come un autogrill.