SPETTA al (suo) governo decidere la vocazione futura del sito Expo e accendere quella scintilla che possa attrarre sullo stesso sito i migliori talenti della ricerca rendendola «l’area del capolavoro italiano» anziché «l’area dei nostri rimpianti». Così Matteo Renzi finisce per intestarsi la causa e la missione del post 2015, ovvero: la difficile scommessa della riconversione dei terreni che fino al 31 ottobre scorso hanno ospitato i padiglioni dell’Esposizione Universale di Milano.
PAROLE, rassicurazioni e proclami che il presidente del Consiglio condisce con un eccitante necessario in questi casi per vincere lo scetticismo generale, per «allontanare i fantasmi»: «Il governo è pronto a investire 150 milioni di euro all’anno per dieci anni». Investimenti in ricerca, s’intende. Il sito dell’Expo non pare destinato ad esserne l’unico beneficiario ma ne sarà l’epicentro, stando all’annuncio dello stesso Renzi. «Qui – scandisce il premier – ospiteremo luoghi capaci di dare al Paese la scintilla per porsi come una superpotenza culturale». Un progetto a lunga gittata, da realizzare sulle aree a metà tra Milano e Rho. «Italia 2040», così è stato battezzato il contenitore nel quale è inserito quel «Centro per lo sviluppo di tecnologie capaci di migliorare la qualità della vita» che si vuole aprire sul sito sotto la supervisione dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), diretto dal fisico Roberto Cingolani, che si avvarrà a sua volta della collaborazione dell’Institute For International Interchange di Torino e la Edmund Mach Foundation di Trento. È lo stesso premier a spiegare il punto di forza della proposta, riassumibile in una sola parola: «Interdisciplinarietà». «Siamo il Paese in cui si vive di più – fa sapere il presidente del Consiglio –, ora dobbiamo cercare di vivere meglio. Non c’è alcuna iniziativa al mondo che unisce la genomica nelle sue differenti declinazioni, compresa l’oncogenomica (applicata ai tumori ndr), la neurodegenerazione, l’alimentazione, il riciclo dei materiali e i big data».
IN TUTTO sono 6 i laboratori dell’Istituto Italiano di Tecnologia chiamati a interagire. «Non possiamo perdere questo treno». Secondo le prime stime il nuovo centro richiederebbe un investimento di 200 milioni di euro e potrebbe essere realizzato in tre anni, una volta completato l’iter delle autorizzazioni. Una parte non indifferente ci si aspetta la facciano i colossi privati interessati alle tecnologie. Chissà se tra queste potrà rientrare anche la Apple diretta da quel Tim Cook ieri intrattenutosi a pranzo proprio con il premier.
Giambattista Anastasio