Nozze non trascrivibili in Italia per mancanza del requisito necessario: la diversità tra sessi. La sentenza del Consiglio di Stato, che ieri ha depositato le sentenze nei ricorsi contro gli annullamenti prefettizi (dopo che i sindaci di Milano e Roma – tra gli altri – avevano aperto i registri dell’anagrafe alle coppie gay) scatena una bufera politica, senza risparmiare attacchi personali al relatore del provvedimento, il giudice Carlo Deodato.
Pronunciandosi sull’appello proposto dal ministero dell’Interno e sull’appello incidentale promosso dalle coppie, i giudici si sono espressi nel merito sostenendo la non trascrivibilità dei matrimoni contratti all’estero ed hanno ritenuto, diversamente da quanto affermato sino ad ora da quattro Tar, che sussiste in capo al ministro e quindi ai prefetti il potere di annullare gli atti di stato civile – secondo i Tar invece la giurisdizione sarebbe esclusivamente dei tribunali civili ordinari.
A finire immediatamente nella tempesta mediatica, scatenata come al solito sui social network, è stato l’estensore Deodato. Le associazioni lgbti, e il portale gay.it hanno sondato il profilo twitter del magistrato svelando che «il relatore della sentenza più volte si è espresso contro il riconoscimento delle coppie del medesimo sesso, aderendo a posizioni catto-integraliste delle Sentinelle in Piedi e di riviste ultraconservatrici come I Tempi e La Nuova Bussola». Attacchi reiterati per l’intera giornata e a cui il giudice ha risposto con un’intervista all’agenzia Ansa. «Ho solo applicato la legge in modo a-ideologico e rigoroso, lasciando fuori le convinzioni personali che non hanno avuto alcuna influenza» ha ribattuto con decisione Deodato, sottolineando che «la sentenza è collegiale» e rimarcando che «la mie convinzioni personali non hanno avuto alcuna influenza» sulla motivazione che ha contribuito a scrivere. Carlo Deodato nonostante la giovane età (48 anni) ha un notevolecursus alle spalle: già capo del Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi, ai tempi di Enrico Letta premier, in precedenza era stato anche capo di Gabinetto del ministero della Pubblica amministrazione.
Sullo sfondo intanto è andato in scena il solito duello politico, scandito da dichiarazioni trionfali o di stizza. «Le nozze gay in Italia non esistono: sono stato accusato, una pioggia di ricorsi… Abbiamo vinto!» ha detto il ministro Alfano al Tg1 delle 20, rimettendo ora la questione al Parlamento. «La sentenza del Consiglio di Stato che dichiara illegittime le trascrizioni in Italia delle nozze gay celebrate all’estero ribadisce una cosa molto chiara: le amministrazioni comunali non hanno la libertà di fare quello che vogliono», ha scritto su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
In Italia «manca una norma di riferimento» e il legislatore «deve fare un passo avanti» ha detto il presidente degli avvocati matrimonialisti, Gian Ettore Gassani. «Sentenza che congela il diritto e tenta di renderlo impermeabile alla storia e ai suoi cambiamenti» secondo Flavio Romani, presidente di Arcigay, mentre per Franco Grillini «l’euforia della destra italiana, la peggiore e più bacchettona d’Europa è del tutto ingiustificata».
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