Milano. Truffati, le banche rifanno i conti. Sono mille i clienti rovinati dai bond

soldiSENZA il decreto con cui, il 22 novembre, il governo ha deciso il salvataggio di Banca Marche, Pop Etruria, CariFe e CariChieti, le conseguenze per dipendenti, azionisti, obbligazionisti e correntisti dei quattro istituti sarebbero state peggiori. Con una perdita stimata in qualcosa come 12,5 miliardi di euro e la messa a rischio di un milione di clienti e 250mila Pmi. Se è vero che gli azionisti e i risparmiatori che hanno sottoscritto le obbligazioni subordinate perderanno tutto o parte del loro capitale, di fronte al muro della Ue alla soluzione dell’intervento del Fondo interbancario di garanzia, la stretta via seguita dal governo ha evitato comunque effetti ancora più pesanti.

A FARE il punto su quello che costerà il salvataggio sono le stesse quattro nuove banche create per decreto e presiedute da Nicola Nicastro. Dal 23 novembre, avverte una nota delle
good bank, le nuove banche Carife, CariChieti, Marche ed Etruria sono istituti sani, privi di sofferenze e ben capitalizzate. Banche che oggi sono forti e in grado di stare al fianco della propria clientela, delle persone, delle imprese. Del resto a tre settimane dal momento della loro costituzione hanno già ripreso piena operatività con 300 milioni fra nuove erogazioni e rinnovi fidi a 1.500 Pmi. Le quattro nuove banche e i loro seimila lavoratori sono quindi pronti, spiega sempre la nota, ad accogliere i clienti guardando al futuro con fiducia.
Per quanto riguarda il sacrificio chiesto agli obbligazionisti subordinati, per cui il governo sta preparando un fondo di solidarietà di 100 milioni per venire incontro ai piccoli risparmiatori più deboli sia dal punto di vista dell’investimento sia da quello reddituale, la nota ricorda che le emissioni di titoli sono state tra il 2005 e il 2013. Metà di queste prima della crisi della banca americana Lehman Brothers (era il settembre 2008) che ha cambiato la percezione del rischio. E tutte le emissioni di bond sono antecedenti all’approvazione della direttiva europea sul bail-in che comporta, in caso del fallimento di una banca, dal prossimo gennaio, le perdite distribuite anche verso azionisti, obbligazionisti e correntisti con somme depositate oltre i 100mila euro.
Circa la metà delle obbligazioni sono state collocate a investitori istituzionali mentre nel complesso i clienti retail sono 12.500 (8.020 con una quota nel loro portafoglio di bond subordinati inferiore al 30% mentre oltre la metà delle obbligazioni sono detenute da 2.450 clienti con patrimoni superiori a 250mila euro) per un controvalore di circa 431 milioni.
TRA questi i clienti delle vecchie quattro banche sono 10.559 ossia poco più dell’1% su un totale di circa 950mila circa. Clienti, questi ultimi, che grazie al decreto del 22 novembre non hanno perso nulla, cosa che avrebbe potuto avvenire a gennaio con l’entrata in vigore della normativa europea. I più esposti per effetto del percorso di salvataggio delle quattro banche sarebbero 1.010 piccoli risparmiatori (con meno di 100mila euro di risparmi) con una concentrazione di bond subordinati superiore alla metà del proprio patrimonio. In pratica si tratta dello 0,1% dei clienti complessivi delle quattro banche. Con un controvalore delle obbligazioni subordinate pari a 27 milioni, una cifra ampiamente coperta dal fondo di solidarietà previsto dal governo.

Resto del Carlino