All’indomani della decisione del gip di convalidare il suo arresto, con l’accusa di aver sfigurato con l’acido l’ex fidanzata, è stato necessario il trasferimento in un altro carcere per Eddy Tavares. Il 29enne di Capo Verde, infatti, dopo una prima custodia cautelare nella casa circondariale dei “Casetti” a Rimini sarebbe stato oggetto di una serie di minacce da parte degli altri detenuti. La decisione di trasferirlo nel carcere di Forlì è arrivata in quanto, le prigioni forlivesi, sono dotate della sezione “Protetti” e garantirebbero una maggiore sicurezza per l’incolumità dello straniero. Prosegue, intanto, regolarmente il decorso ospedaliero dell’ex finalista di Miss Italia, ancora ricoverata al “Bufalini” di Cesena, dove le sue condizioni sono in miglioramento anche se, al momento, i medici non si sbilanciano suell condizioni dell’occhio sinistro raggiunto dal getto di liquido corrosivo.“
Cittadini, associazioni e istituzioni, nel frattempo, si stanno mobilitando per portare la loro solidarietà a Gessica e a tutte quelle donne vittime delle violenze.
LA VICINANZA DEI SINDACATI – Le Segreterie e i Coordinamenti femminili CGIL Rimini, CISL Romagna, UIL Rimini esprimono la propria solidarietà nei confronti di Gessica Notaro e si uniscono alle manifestazioni di sostegno alla vittima di questa ennesima violenza, giunte dalle istituzioni, dalle associazioni, dai cittadini. Si tratta di una testimonianza importante da parte della collettività, di grande valore simbolico, ma tanto altro occorre fare per affrontare questa emergenza sociale nazionale della violenza sulle donne.
Proviamo allora a riavvolgere il nastro di questi eventi criminosi e chiederci cosa succede prima, cosa già sta succedendo adesso e ancora non sappiamo: esistono casi a conoscenza dei magistrati, delle forze dell’ordine, degli operatori che a vario titolo si occupano di queste problematiche che si annunciano come futuri eventi delittuosi? E come vengono affrontati? Decide il magistrato, in completa solitudine e discrezionalità, su quale ordine restrittivo sia meglio applicare? Se ne occupano i servizi sociali? Chi segue e come le vittime annunciate o gli stalker?
Relativamente alle situazioni che già lasciano prevedere una possibile degenerazione, proviamo a lanciare una proposta. Diciamo che oltre a tutto quanto di importante già viene fatto e oltre all’applicazione delle leggi, si potrebbe istituire nel territorio un coordinamento di tutti i soggetti che sono o possono essere parte attiva in un’opera che tenda alla prevenzione. Pensiamo anche che questo coordinamento, pur nel rispetto dei singoli ruoli, possa farsi promotore di un protocollo dove si definiscano alcune linee guida di comportamento dei soggetti che ne fanno parte. In certe situazioni, ad esempio, oltre a provvedimenti di carattere repressivo potrebbero rendersi necessari degli interventi di tipo psicologico o di altra natura che spetterà agli esperti individuare. Riteniamo che questo protocollo possa essere condiviso anche dagli organi di informazione che svolgono un ruolo di orientamento dell’opinione pubblica molto importante, perchè anche il rischio di emulazione è molto forte,
E’ opprimente, frustrante, e inutile per le vittime, occuparsi del giorno dopo, bisogna prevenire. E in questo non abbiano reticenza i magistrati o i responsabili delle forze dell’ordine a dire se sono in essere delle situazioni di pericolo, delle denunce. Bisogna isolare gli stalker che sono persone crudeli ma anche dei grandi vigliacchi. Non si tratta di sbattere mostri in prima pagina, nè pensare che tutto possa essere risolto con l’inasprimento delle pene, ma informare, creare stati di allerta, suggerire comportamenti alle possibili vittime ma anche alla cittadinanza in genere. In una parola: prevenire.
Sui motivi profondi, sulle componenti psicologiche, sociologiche, storiche che possono contribuire a determinare la violenza di genere il discorso da affrontare sarebbe oltremodo complesso, ma ciò non significa che cultura e modelli di comportamento non possano essere modificati. In questo, un ruolo fondamentale spetta non solo all’educazione che si riceve in famiglia ma anche a quella scolastica così come alla comunicazione verbale e non verbale: pubblicità, programmi televisivi, social.
Per quanto ci riguarda oltre alle pari opportunità, al mobbing, all’azione di contrasto nei confronti di ogni genere di discriminazione e ad altri temi che da tempo rientrano nelle materie di dibattito con le lavoratrici e i lavoratori dovremo ragionare più concretamente sulla necessità di affrontare in maniera specifica il tema della violenza di genere anche nei luoghi di lavoro per contribuire a far crescere la consapevolezza su quello che sembra un inarrestabile tragico fenomeno.
SI MOBILITA L’ARCIGAY – Alla notizia dell’ennesima violenza nei confronti di una donna, Gessica Notaro aggredita con l’acido dalla mano di un uomo, è necessario combattere l’indifferenza e mostrare la solidarietà di tutte e tutti. Per questo sosteniamo e saremo presenti al presidio indetto da Rompi il Silenzio di Rimini, centro anviolenza sulle donne. Come Arcigay lottiamo da sempre contro la radice di questa violenza che ferisce e uccide: il maschilismo criminale. Anche oggi faremo la nostra parte perché ci si renda conto che questo è una tragedia per tutta la società e non solo per le vittime.
È necessario e urgente che il Parlamento approvi norme specifiche di contrasto al maschilismo criminale, come già sono presenti in altri Paesi europei come la Spagna fin dal 2004. Una legge di questo tipo permetterebbe alle forze dell’ordine di agire preventivamente e non come oggi solo quando la violenza è già avvenuta. Chiediamo che le istituzioni locali si facciano portavoce di questa esigenza improrogabile di civiltà. Rimini Today