UN ‘GIALLO’ ancora tutto da svelare e sui cui il pubblico ministero non vuole mettere la parola fine. Il sostituto procuratore, Luca Bertuzzzi, ha chiesto una proroga di sei mesi alle indagini sulla cosiddetta ‘villetta dell’orrore’, dove il 13 gennaio scorso vennero trovati i cadaveri di un’intera famiglia, tre persone che risultarono morte da almeno due mesi. L’intenzione del magistrato è di mettere di nuovo sotto la lente d’ingrandimento la caldaia dell’appartamento. Perchè due sono alla fine le ipotesi: incidente o omicidio-suidicio.
PERCHE’ non c’ alcuna certezza sulla morte di Alvaro Cerda, 35 anni, ecuadoregno, marito e patrigno delle altre due vittime, Adriana Stadie, pasticciera argentina, di 44 anni, e la figlia di lei, Sophie, 15. Le due donne e il cagnolino vennero trovati in camera da letto, sotto una coperta alzata quasi fin sulla testa. Sui loro corpi non c’erano segni di violenza, diversamente che per Alvaro che venne invece trovato nel corridoio, morto dissanguato dopo essersi tagliato i polsi. La prima ipotesi degli investigatori era stata quella di un suicidio collettivo, una ‘scelta di famiglia’, dettata dalla disperazione in cui erano sprofondati tutti per una situazione economica in cui non vedevano via d’uscita. Ma la sequenza esatta di quell’orrore, gli investigatori non riuscivano a ricostruirla. L’autopsia aveva poi rivelato che le due donne e il cane erano morte avvelenate dal monossido, mentre nel sangue di Alvaro ne era stato trovato molto meno. Un ‘quadro’ che li aveva portati a pensare che fosse stato l’uomo a ‘decidere’ di farla finita e che dopo avere ucciso madre e figlia, si fosse tolto la vita. Ma non c’erano prove che fosse andata così, tranne il fatto che lui era morto diversamente da loro. E allora, la ‘scelta’ poteva anche essere stata di una delle altre due vittime, e che Alvaro, trovandole morte, avesse poi deciso di suicidarsi per la disperazione.
MA QUEL monossido va comunque spiegato. Da dove è venuto? Gli inquirenti escludono un intervento di altre persone, tutto, dicono, è cominciato ed è finito all’interno della famiglia. La chiave era nella porta, la finestra abbassata in modo che secondo loro nessuno avrebbe potuto entrare o uscire. E’ possibile che un guasto alla caldaia avesse ucciso madre e figlia e che lui trovando i cadaveri avesse deciso di seguire la loro stessa sorte? Così il magistrato aveva deciso di effettuare una perizia sulla caldaia, ma questa aveva dato esito negativo: nessun difetto strutturale e nessuna impronta sulle due manopole. La caldaia sembrava dunque eslusa, ma ora il sostituto procuratore ha deciso di fare un’altra perizia, questa volta mettendo sotto osservazione l’impianto per un tempo molto più lungo. Solo così potranno scoprire se c’è stato un black out che possa avere sprigionato il monossido. Ma se anche questa prova risulterà negativa, non resterà che l’omicidio-suicidio.
Resto del Carlino