Credo che Bonaccini abbia detto alcune cose giuste.
Un pertugio per il suo partito e per una parte della sinistra: è il lavoro che produce crescita e non c’è lavoro senza impresa.
Sembra semplice, sembra scontato, ma non è così. Per molti. A sinistra per moltissimi.
La Berlinguer, per dire, che si chiama Berlinguer, l’altro giorno aggrediva ogni suo ospite dicendo il contrario: ma se lo stato toglie il reddito di cittadinanza a un cinquantenne, che lavoro gli offre? Cosa fa?
A un cinquantenne, capito? Ad uno che ha 11 anni meno di me, che il lavoro me lo sono inventato più volte nella vita.
C’è una parte, consistente, della sinistra( anche della destra, ma qui parliamo della sinistra) per la quale il lavoro va prodotto per legge.
Pensa che l’Ilva possa chiudere perché tanto ci pensa lo stato.
Che il termovalorizzatore non si deve fare, che il rigassificatore non si deve fare, che non bisogna trivellare.
Che i contratti devono essere tutti a tempo indeterminato, blindatissimi, rigidissimi, che con il ripristino dell’art 18 torni il sindacato a dire la
penultima parola sui lavoratori in una azienda, l’ultima al giudice. Non a chi fa impresa, che crea lavoro e ha diritto, per assumere( altrimenti non assume), di avere voce in capitolo sul rapporto di fiducia e di valore con chi assume. Come il lavoratore ha diritto di avere forme di tutela verso i soprusi.
Insomma, Bonaccini, secondo me, ha individuato lo spazio di manovra per la sopravvivenza o per la nuova vita del Pd o di quello che sarà.
Un partito del lavoro. Labour. Lavorista.
Una cosa seria. Il Pd è il quarto partito fra gli operai, solo l’11% degli operai vota Pd.
Il 38% per la Meloni.
O Bonaccini ricostruisce una relazione sentimentale con gli operai, con chi lavora, con chi non è garantito a vita, con chi rischia se non studia e non si impegna, con chi ci fa crescere
e con le imprese che assumono operai e geometri e ingegneri e informatici e creativi di ogni specie, o non avrà luce in fondo al tunnel.
Un partito del lavoro. Sarebbe cosa buona. In opposizione frontale al partito del non lavoro, del lavoro statale, dei sussidi, delle prebende, dell’ambientalismo antimpresa.
Cioè un partito che sta all’opposto degli alleati voluti dalla grande maggioranza del partito di Bonaccini: i 5 stelle.
Un partito del lavoro, industrialista, che mette il lavoro e l’industria e l’impresa al centro.
Che la protegga dalla cultura antimpresa che è nello stato e dalla burocrazia e dalle sovrintendenza e dalle procure e dal sistema fiscale.
Che vuole rigassificatori, termovalirizzatori, trivelle per il gas, tecnologia, detassazione, semplificazione, profitti, investimenti in ricerca ect…
Che pensi al Terzo Polo come un alleato fratello, col quale correre e competere nella stessa direzione.
Non so se ci sarà un modello Bonaccini. Non so se ce la farà. Dovrebbe scalare montagne. Le più impervie sono nel suo partito e nel partito che i suoi vedono come migliore alleato e nella stampa e nei Talk che vivono in quel mondo, senza lavoro e pieno d’odio verso chi fa impresa e crea lavoro.
Ma ha detto cose giuste.
Mi sembrava onesto e giusto dirlo.
Sergio Pizzolante