Monte Colombo. Mille telefonate e pratiche “rubate”. L’ex sindaco finisce dietro le sbarre.

sindaco montecolomboMILLE telefonate in un mese di arresti domiciliari. Neanche la giustizia è riuscita a frenare l’«esuberanza» di Eugenio Fiorini, l’ex sindaco di Monte Colombo per il quale ieri mattina si sono aperte le porte del carcere. Una misura scattata dopo che i carabinieri hanno scoperto come nonostante fosse confinato a casa con il divieto di comunicare con chichessia, era riuscito a smuovere mari e monti, contattando esponenti politici e collaboratori fidati, fino a convincere un membro della giunta a ‘prelevare’ dalle stanze del comune la pratica relativa a uno dei pasticci che gli vengono contestati. Il giudice ha concluso che l’unico modo per farlo tacere, ed evitare che commetta altri reati era quello di chiuderlo in una cella.
Un complotto politico. Così Fiorini e la sua corte avevano bollato l’inchiesta che un mese fa aveva scatenato la bufera sul piccolo comune della Valconca. Le manette ai polsi del primo cittadino erano scattate per le accuse di falso, truffa aggravata e abuso d’ufficio, la sintesi, avevano concluso gli investigatori, di abusi edilizi e atti addomesticati a proprio uso e consumo. I militari di Riccione e Montescudo avevano anche sequestrato la ‘fattoria’ dove vivono madre e fratello di Fiorini, trasformata in villetta grazie a un agricoltore compiacente. Nel calderone era finita anche la fideiussione relativa alla ristrutturazione dell’area del Lago che lui, da vice sindaco, aveva svincolato due giorni prima delle elezioni per ottenere, dicono, i voti sufficienti a vincere le elezioni. Dulcis in fundo, la storia dell’autorizzazione negata a due farmacisti che avevano chiesto di trasferire l’attività. Il sindaco, difeso dall’avvocato Filippo Airaudo, si era difeso a oltranza, ma alla fine, anche il Tribunale della Libertà a cui si era appellato, aveva deciso di lasciarlo confinato ai domiciliari. Senza però riuscire a fermarlo.
Anni fa Fiorini aveva fatto ‘bonificare’ il suo ufficio perchè convinto, a ragione, che ci fossero delle ‘cimici’ piazzate dai carabinieri. Strano quindi che trovandosi ai domiciliari, non abbia immaginato di avere il telefono sotto controllo. Nonostante avesse il divieto tassativo di non comunicare con nessuno tranne familiari e difensore, in un mese i carabinieri hanno quantificato la bellezza di mille contatti, tra sms, tentativi di chiamate e telefonate. Ed è così che hanno scoperto che aveva dato incarico a un assessore di prelevare dagli uffici comunali la pratica relativa alla farmacia, oggetto di una delle contestazioni. Pratica che non era ancora stata sequetrata dai carabinieri e che l’assessore si è portato via utilizzando una copia della chiave. Quando gli inquirenti gliene hanno chiesto conto, ha ammesso candidamente che era stato l’ex sindaco a chiedergli di farlo. Un Fiorini che, si è scoperto, parlava con fedelissimi e collaboratori in barba ai divieti. «L’indagato – scrive il gip nell’ordinanza con cui dispone la custodia in carcere – ha dimostrato di non volere in alcun modo rispettare le prescrizioni impostegli, tenendo sistematici contatti con politici locali e funzionari del Comune della sua cerchia di influenza, finalizzati a commentare e anche a condizionare le indagini sul suo conto, in totale spregio degli ordini dell’autorità giudiziaria, ma con un ancor più pregnante pericolo di inquinamento probatorio e pericolo di specifica reiterazione criminale quanto a possibili falsi o abusi».

Resto del Carlino