Morciano di Romagna, addio ad Arnaldo Pomodoro: si spegne a Milano alla vigilia dei suoi 99 anni

Se ne va alla soglia dei 99 anni uno dei giganti della scultura contemporanea. Arnaldo Pomodoro, nato a Morciano di Romagna e riconosciuto nel mondo come maestro dell’arte plastica, è morto nella serata di domenica 22 giugno 2025 nella sua casa di Milano.

Il suo nome è legato a opere monumentali e iconiche, presenti in spazi pubblici e musei di tutto il mondo. Scultore di fama internazionale, Pomodoro ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte, portando avanti una ricerca costante sull’equilibrio tra geometria, materia e significato.

Il percorso di Pomodoro inizia da giovane con studi da geometra, seguiti da un’esperienza nel mondo dell’oreficeria. Ma è negli anni Cinquanta che la sua carriera artistica prende forma: nel 1954 si trasferisce a Milano e lì inizia la produzione di rilievi segnici su superfici metalliche, opere in bilico tra la bidimensionalità e la tridimensionalità che gli aprono le porte della scena artistica internazionale. In quegli anni prende parte alla nascita del gruppo Continuità, accanto a figure centrali come Lucio Fontana.

Fratello maggiore di Giorgio “Gio” Pomodoro, anch’egli scultore, Arnaldo ha costruito un linguaggio visivo riconoscibile e distintivo. Le sue forme scolpite – sferiche, tagliate, scavate – raccontano una tensione tra perfezione formale e caos interiore, tra equilibrio e frattura.

Nel 2023 la sua ultima grande esposizione, realizzata in collaborazione con Fendi al Palazzo della Civiltà Italiana, ha celebrato la sua lunga carriera, includendo l’opera Ingresso nel labirinto, scelta anche per arredare la sede milanese della maison in via Solari.

La Fondazione che porta il suo nome, e che custodisce la sua eredità artistica e intellettuale, continuerà a promuovere la conoscenza e la diffusione della sua opera, secondo le linee guida da lui stesso tracciate in oltre trent’anni di attività.

Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro, il mondo dell’arte perde un protagonista assoluto. Rimangono le sue sculture a parlare per lui: silenziose e potenti, continueranno a interrogare lo spazio e chi lo abita.