Siamo di fronte ad una delle più gravi crisi della storia di San Marino, una crisi che impone un cambiamento radicale: non c’è settore dell’economia che non sia in sofferenza, i giovani hanno visto svanire prospettive di lavoro e di conseguenza guardano al futuro con apprensione. Il problema più difficile da risolvere non è però il rapporto con l’Italia e nemmeno il rilancio dell’economia, ma quello dell’incapacità della classe dirigente di scegliere con determinazione la strada della trasparenza. Non una trasparenza imposta dall’esterno, come purtroppo è stato fino ad oggi, ma una trasparenza decisa in piena autonomia. San Marino, protagonista della propria storia, non deve allinearsi con mille tentennamenti a quanto fa la comunità internazionale, ma deve mettersi alla testa del grande movimento sovranazionale che, rendendo le frontiere assolutamente permeabili alle informazioni, non solo combatte la criminalità organizzata e il terrorismo, ma combatte le frodi, le evasioni, le elusioni fiscali. Ciò consente di riconsegnare ad ogni Paese il pieno diritto di rendere imponibile la totalità dei redditi prodotti sul proprio territorio: questa è una questione sostanziale che ha ripercussioni sul welfare, sul Pil, ma anche sulla democrazia. In questa prospettiva San Marino potrà sviluppare opportunità immense, sane, basate sul lavoro e l’intelligenza, per il rilancio della propria economia. Per farlo però c’è bisogno di portare a termine una rivoluzione che richiederà grandi sacrifici, tanto grandi quanto grandi saranno le prospettive. Ovviamente tale scelta ha molti nemici: innanzitutto chi ci perde i facili guadagni, poi chi non capisce e non ha visione del futuro. Adesione all’Europa, scambio automatico delle informazioni, collaborazione giudiziaria e delle forze di polizia fra gli Stati, sono tre passaggi fondamentali che il Psd ha proposto a tutte le altre forze politiche. L’opposizione le ha fatte proprie già a dicembre quando si è discussa la legge finanziaria, la maggioranza ne sta, poco a poco, acquisendo i principi e grande soddisfazione va registrata nel momento dell’approvazione in Commissione Finanze del disegno di legge sullo scambio di informazioni. Ma l’impegno non può ritenersi esaurito. Occorrono risorse altrimenti lo Stato non ce la fa. Per questo Pasquale Valentini, che ha maturato una solida consapevolezza su quanto c’è da fare, ha impostato le linee delle riforma tributaria con due obiettivi, drenare denaro per contenere il deficit di bilancio e stimolare la ripresa con l’unica arma rimasta a San Marino, un’arma lecita, quella della competitività fiscale. La popolazione è chiamata a sostenere uno sforzo senza precedenti in termini di minore reddito, ma anche nel modo di lavorare e usufruire dei servizi erogati dallo Stato. La rivoluzione economica è quindi anche rivoluzione della vita quotidiana. Di fronte a questa prospettiva Mario Venturini ha perfettamente ragione quando dice che i problemi del Paese non stanno nelle pur importanti questioni fra i partiti, ma, aggiungo io, stanno nella capacità della classe politica di indicare con determinazione una strada e nel coraggio e nella forza di sostenerla. Forza di sostenerla, tanta forza, perchè di fronte ai sacrifici che nell’autunno prossimo diventeranno tangibili, sarà fin troppo facile per chi non avrà responsabilità di governo scaricare sulla classe politica che assumerà le decisioni, le emotività di una popolazione a cui verrà chiesto di dare molto di più di quello che lo Stato sarà in grado di restituire. Per questo servono le aggregazioni delle forze politiche, per questo la costituente socialista può essere un utile strumento, ma sopratutto per questo serve un governo forte, molto forte e determinato nella scelta della trasparenza. (Giuseppe Morganti)
