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(ANSA) – CAGLIARI, 18 APR – Il debito con la giustizia
l’aveva pagato scontando oltre 5 anni nel carcere cagliaritano
di Buoncammino (attualmente dismesso), in celle affollate oltre
la capienza consentita, fra topi, blatte e scarafaggi. Ora il
Tribunale civile di Cagliari ha riconosciuto a Stefano Marini un
risarcimento di 15.348 euro per “trattamento inumano e
degradante” ma l’ex detenuto è morto ormai da oltre un anno e
mezzo.
Per il giudice – come riporta il quotidiano L’Unione Sarda –
si è trattato di una violazione della Convenzione europea per i
diritti dell’uomo. Marini è stato trovato privo di vita il 26
ottobre 2021 nel giardino di un’abitazione in via Riva di
Ponente. Aveva 57 anni. Uscito dal carcere era diventato un
senza fissa dimora, domiciliato alla Caritas.
A trovare il cadavere – come racconta L’Unione Sarda – era
stato il proprietario dell’immobile che concedeva l’accesso a
quella casa all’uomo per ripararsi dal freddo.
Una volta scontata la pena, l’uomo – assistito dall’avvocato
Pier Andrea Setzu – aveva fatto causa al Ministero della
Giustizia per quel periodo di reclusione, trascorso in
condizioni non umane dal 6 giugno 2009 al 17 marzo 2015.
La decisione del Tribunale civile di Cagliari è arrivata nei
giorni scorsi, a firma del giudice Riccardo Ariu. “All’esito
dell’istruttoria – si legge nelle motivazioni – si deve ritenere
che su 2110 giorni di reclusione, Stefano Marini aveva trascorso
la maggior parte del tempo in celle nelle quali, per la presenza
di arredi fissi da scomputare dalla superficie complessiva, non
gli era stato garantito lo spazio minimo di tre metri quadrati”.
Nel corso delle udienze l’ex detenuto aveva segnalato al
giudice “la presenza di topi, blatte e scarafaggi nei locali
della Casa circondariale, ma anche l’insufficienza di acqua
calda nelle docce comuni”. Alla fine il giudice ha chiarito che
all’ex detenuto solo per 139 giorni era stato assicurato lo
spazio minimo pro capite, oltre ai 65 giorni di permesso
ricevuto e tolti dal conteggio. (ANSA).
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