Morte autista a Rieti, l’esperto di Rimini Affronte: “Il basket non è più uno sport minore, il Gos sia legge anche lì”

La tragica morte dell’autista del bus del Pistoia Basket a Rieti, aggredito a sassate, scuote il mondo dello sport e accende il dibattito sulla sicurezza. A intervenire è il criminologo riminese Massimo Affronte, esperto di gestione degli eventi, che lancia un appello al Ministero: estendere per legge il Gruppo Operativo di Sicurezza (Gos) anche al basket, rendendolo obbligatorio come nel calcio. “Non può essere a discrezione del Questore o di qualche società più accorta”, afferma, sottolineando come la violenza non sia più un’esclusiva del pallone.

In un comunicato diffuso oggi, Affronte, che vanta una lunga esperienza nella gestione della sicurezza in stadi come quelli di Rimini, Cesena e San Marino, analizza i fatti di Rieti e la guerriglia urbana prima di Pisa-Verona come un “campanello d’allarme anche per Rimini”. Il punto, secondo l’esperto, è che il mondo della pallacanestro ha subito una trasformazione. “Oggi il basket non è più uno sport minore. Per popolarità e purtroppo anche per violenza ha eguagliato il calcio”, dichiara il criminologo. “Se il primo Decreto Sicurezza, emanato dopo la morte dell’Ispettore Raciti nel 2007, aveva riguardato proprio il calcio, oggi è assurdo pensare che i disordini possano accadere soltanto in uno sport”.

La proposta è netta: le misure di sicurezza applicate al calcio devono diventare legge anche per il basket, dai biglietti nominali all’obbligo di steward, fino alla figura del delegato alla sicurezza. Ma il cuore della richiesta è l’applicazione sistematica del Gos, l’organismo coordinato dalla Questura che riunisce forze dell’ordine, vigili del fuoco, 118 e società sportive per pianificare tutte le misure di ordine pubblico prima di un evento. Se nel calcio professionistico è obbligatorio, in altri sport la sua attivazione è spesso facoltativa.

“Il gruppo operativo sicurezza non può essere a discrezione del Questore o di qualche società più accorta”, insiste Affronte. A chi obietta che i fatti di Rieti sono avvenuti fuori dal palazzetto, il criminologo risponde che è proprio questo a dimostrare l’utilità di una pianificazione preventiva. “Queste riunioni servono ad analizzare l’evento sotto tutti i punti di vista, da molte ore prima a qualche ora dopo la fine della stessa partita, dentro e fuori lo stadio o il palasport”, spiega. Secondo Affronte, questo approccio sistemico fa “affiorare criticità o pericoli che forse, se fossero emersi prima, avrebbero potuto anche evitare quanto successo”. Un appello a non attendere un’altra tragedia prima di intervenire.