Morte Tomizawa: pm apre inchiesta e dispone autopsia

L’iniziativa del pm riminese sembra voler fare luce sul tragico episodio dopo che ieri sono sorte anche diverse polemiche sui soccorsi e sull’utilità o meno di sospendere la gara.

Il procuratore della Repubblica di Rimini, Paolo Giovagnoli ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulla morte del pilota giapponese Shoya Tomizawa. La morte è sopraggiunta a seguito di un incidente ieri sul circuito di Misano nella gara della Moto 2 del Gp di San Marino. Per ora nessuna ipotesi di reato è stata formulata anche se la più possibile è per omicidio colposo a carico di ignoti. Il magistrato, dopo l’ispezione esterna del corpo del 19enne pilota giapponese ne ha disposto l’autopsia. Nelle intenzioni del magistrato accertare innanzitutto se abbia avuto conseguenze sul decesso del giovanissimo pilota la sua caduta dalla lettiga dei soccorritori, avvenuta perchè uno degli addetti è inciampato nella ghiaia della via di fuga della pista. Inoltre, attraverso la visione dei filmati della gara e le testimonianze dei soccorritori e dei responsabili del circuito e della Dorna che organizza il moto mondiale, il pm Giovagnoli cercherà di appurare se i soccorsi sono stati tempestivi e adeguati nei mezzi in dotazione e negli equipaggiamenti utilizzati. Sul circuito è stata eseguita anche un sopraluogo da parte della Polizia stradale di Rimini come del resto avviene nei casi in cui ci sia un morto in un incidente stradale. Di fatto l’iniziativa del pm riminese sembra voler fare luce sul tragico episodio dopo che ieri sono sorte anche diverse polemiche sui soccorsi e sull’utilità o meno di sospendere la gara. Quello che ha infatti, sorpreso tutti è stato il fatto che non fosse stata sospesa la gara fin dai primi momenti del terribile incidente che è costato la vita a Tomizawa. Il pilota dopo aver perso il controllo della sua moto è caduto in pista ed è stato investito con le loro pesantissime moto, 150 kg, dai piloti che lo inseguivano, Alex De Angelis e Scott Redding. Eppure il regolamento per un pilota a terra in pista prevede l’esposizione della bandiera rossa che invece, non è stata esposta. Il ricorso alla bandiera rossa è a discrezione della direzione gara e del responsabile medico. Ieri a caldo Claudio Macchiagodena, responsabile medico del circuito di Misano, aveva spiegato che: “La bandiera rossa non avrebbe dato nessun vantaggio, dal punto di vista medico non sarebbe cambiato nulla. Anzi, avrebbe provocato un ritardo”. Il discorso che ha fatto Macchiagodena non fa una piega. Lasciare in pista Tomizawa avrebbe probabilmente rallentato i soccorsi, in quanto si sarebbe dovuto attendere, dopo l’esposizione della bandiera rossa, l’arrivo di un’ambulanza non prima però, dello sgombero della pista dalle moto. Però, è anche vero che il pilota giapponese, è stato immediatamente soccorso dal personale medico della pista. Un intervento avvenuto tra non poche difficoltà come il pericolo di essere investiti a loro volta in quanto il corpo era riverso sull’asfalto della pista tra le moto che vi sfrecciavano intorno a oltre 200 km/h. I soccorritori hanno poi, trasportato il giovane pilota via su una ‘barella a cucchiaio’, verso l’ambulanza. Probabilmente le manovre mediche sono state condizionate dal non stop della gara. In quel caso infatti, il pilota nipponico sarebbe potuto restare a terra in mezzo alla pista in attesa dell’ambulanza e non spostato e poi, ‘travasato’ nell’ambulanza. Non si trattava certo di una gamba rotta. Nell’incidente Tomizawa ha infatti, riportato traumi multipli, al torace, addome, cranio e numerose emorragie interne. Durante il trasporto della barella poi, uno degli addetti ha perso l’equilibrio nella ghiaia della via di fuga e per un istante ha perso la presa della lettiga. Trasportato poi, in ambulanza in ospedale a Riccione il pilota nipponico e morto alle 14,19.

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