Lo storico conduttore Rai si è spento nella sua abitazione romana. Tra le sue trasmissioni più famose «Parola Mia» e «Tappeto Volante». Aveva 84 anni.
«L’urlo, lo scandalo e la volgarità non hanno mai abitato nella mia televisione, per questione di rispetto». Se ne è andato uno degli ultimi simboli di una televisione che non c’è più, quella «garbata», aggettivo ormai sparito dal lessico non solo televisivo. Luciano Rispoli è morto dopo lunga malattia — era da tempo malato di cuore — nella sua casa romana. Aveva 84 anni.
Da «Parola Mia» a «Tappeto Volante»
Per racchiudere la sua carriera in due programmi non si può prescindere da Parola mia e Tappeto volante. Il primo fu un successo che oggi finirebbe annegato su Rai Scuola, un quiz sulla lingua italiana — un po’ divulgazione, un po’ intrattenimento — composto da tre rubriche: Conoscere l’italiano, Usare l’italiano, Amare l’italiano. Etimologie, significati delle parole, modi di dire, sinonimi e contrari, insomma l’abc per poter esprimere dei concetti. A fare da arbitro Gian Luigi Beccaria, docente di lingua italiana all’Università di Torino, mentre Rispoli conduce affiancato da Anna Carlucci. Parola mia va in onda per tre edizioni dal 1985 al 1988 su Rai1 e poi un nuovo tentativo nel 2002 (questa volta su Rai3) quando ormai la tv è già stata infettata dal Grande Fratello. L’altro grande successo fu Tappeto Volante, un talk show quotidiano del pomeriggio, nel quale fu affiancato da diverse donne (Rita Forte e Melba Ruffo quelle che sono più rimaste impresse). Era il periodo in cui Rispoli aveva lasciato la Rai (1990) per passare a Telemontecarlo. E Tappeto volante rappresentò ancora una volta la cifra della sua televisione: un talk show classico (con personaggi della politica, dell’attualità, della cultura e dello spettacolo) con interviste dai toni civili e mai urlati.
«Addolorato»
Nato a Reggio Calabria nel 1932, Rispoli fu assunto alla Rai nel 1954 a 22 anni. A dare la notizia della scomparsa il giornalista Mariano Sabatini, a lungo suo collaboratore. «È mancato stanotte il grandissimo Luciano Rispoli, un padre professionale per me. Sono addolorato come per una persona di famiglia», ha scritto su Facebook. Alle 9, il primo commiato su Twitter di Clemente Mimun: «Addio Luciano Rispoli, gentleman di una tv che non c’è più».
Esplora il significato del termine: Da «Parola Mia» a «Tappeto Volante»
Per racchiudere la sua carriera in due programmi non si può prescindere da Parola mia e Tappeto volante. Il primo fu un successo che oggi finirebbe annegato su Rai Scuola, un quiz sulla lingua italiana — un po’ divulgazione, un po’ intrattenimento — composto da tre rubriche: Conoscere l’italiano, Usare l’italiano, Amare l’italiano. Etimologie, significati delle parole, modi di dire, sinonimi e contrari, insomma l’abc per poter esprimere dei concetti. A fare da arbitro Gian Luigi Beccaria, docente di lingua italiana all’Università di Torino, mentre Rispoli conduce affiancato da Anna Carlucci. Parola mia va in onda per tre edizioni dal 1985 al 1988 su Rai1 e poi un nuovo tentativo nel 2002 (questa volta su Rai3) quando ormai la tv è già stata infettata dal Grande Fratello. L’altro grande successo fu Tappeto Volante, un talk show quotidiano del pomeriggio, nel quale fu affiancato da diverse donne (Rita Forte e Melba Ruffo quelle che sono più rimaste impresse). Era il periodo in cui Rispoli aveva lasciato la Rai (1990) per passare a Telemontecarlo. E Tappeto volante rappresentò ancora una volta la cifra della sua televisione: un talk show classico (con personaggi della politica, dell’attualità, della cultura e dello spettacolo) con interviste dai toni civili e mai urlati.
«Addolorato»
Nato a Reggio Calabria nel 1932, Rispoli fu assunto alla Rai nel 1954 a 22 anni. A dare la notizia della scomparsa il giornalista Mariano Sabatini, a lungo suo collaboratore. «È mancato stanotte il grandissimo Luciano Rispoli, un padre professionale per me. Sono addolorato come per una persona di famiglia», ha scritto su Facebook. Alle 9, il primo commiato su Twitter di Clemente Mimun: «Addio Luciano Rispoli, gentleman di una tv che non c’è più».