VALE deve vincere, Jorge ci deve provare fino alla fine. La guerra nel Pacifico promette un’altra battaglia. Il fronte, è quello di Phillip Island. Rossi contro Lorenzo. Rivalità e rispetto. Anche se «abbiamo un diario segreto su cui annotiamo tutto, il contenuto lo sveleremo dopo l’ultima gara», scherza Valentino per raffreddare il clima dopo le scintille di Motegi. In realtà «è così da inizio anno – chiarisce il leader del Mondiale -. Già dalla terza gara abbiamo lottato punto su punto».
Ora quelli che li separano sono 18: «E’ un buon vantaggio ma potrebbe anche essere piccolo. L’anno scorso avevo chiuso la stagione con tre belle gare, qui in Australia avevo vinto, a Sepang e a Valencia ero arrivato secondo. Voglio riprovarci, anche se la tensione ci sarà, non sarà semplice rimanere concentrati e dare sempre il massimo». Ebbene sì, pure uno come Vale lo deve ammettere: «Questo è il campionato più duro della carriera perché è quello più equilibrato, e a tre gare dalla fine è ancora completamente aperto».
L’unica strategia possibile è tenersi dietro Lorenzo: «Lui proverà a vincere a tutti i costi, tocca a me cercare di fermarlo». La contraerea? «L’esperienza. Cercherò di sfruttarla, aiuta a prendere decisioni meno avventate, capire quando aspettare». Proprio come a Motegi.
E vaglielo a ricordare a Jorge: «Pensare alle gare dove le cose non sono andate bene non aiuta – taglia corto il maiorchino della Yamaha –. Il passato è passato. Io devo solo pensare al futuro e a vincere tutte e tre le gare che rimangono. Tutto il resto dipende solo da Valentino». Perché «anche se i piloti più veloci siamo io e Marquez, non vuol dire che puoi arrivare sempre davanti». A volte ci si mette di mezzo la sfortuna che si accanisce «con me in questa stagione e con Rossi nel 2006, quando era il più forte eppure ha perso – spiega Lorenzo –. Solo che devo fare i conti con il più grande pilota di sempre, mentre allora Valentino no (allora il titolo lo vinse Nicky Hayden con la Honda, ndr)». E poi ci sono gli altri piloti. Quelli che comunque possono ancora fare la differenza. Ci sono Marc Marquez e Dani Pedrosa, e i due alfieri Ducati.
A cominciare da Andrea Iannone e dalla sua ambizione di spodestare Marquez dal 3° posto in classifica: «La rottura del motore in Giappone mi ha fatto arrivare a 25 punti di distanza e avvicinare da Pedrosa – l’amarezza del pilota di Vasto –. Una bastonata, potevamo approfittare del calo di Marc. Comunque qui non si molla».
Corriere dello Sport