Il nostro è un Paese che ha perso irrimediabilmente il senso di Patria, l’appartenenza ad un qualcosa di nobile che ci unisce per farci progredire.
Una Nazione ormai dalla quale chi può fugge senza rimpianti perché la patria del diritto e dei diritti, nelle grandi e nelle piccole cose, non esiste più.
Avremo, noi che rimaniamo, la forza di ricostruire qualcosa di buono da queste macerie prima morali che materiali?
Dopo anni di soprusi e vessazioni da parte dei Comuni italiani in danno dei loro malcapitati cittadini e degli utenti della strada, avvertiti come nemici da abbattere e ridurre al silenzio, le consorterie politicanti, anche con l’utilizzo spinto dell’inconcepibile categoria degli Ausiliari del Traffico, hanno calpestato in questi lunghi anni i diritti dei consociati; in tale refugium peccatorum gli insaziabili partiti politici, in un inciucione generale che ha sin qui funestato la storia d’Italia con le odiose Larghe Intese, riducendo la popolazione residente all’indigenza, hanno infilato orde di clientele (per lo più incredibilmente villane e sprezzanti delle sacrosante lamentele di una cittadinanza indignata), totalmente ignoranti delle regole del Codice della Strada e finanche del Codice Penale (ho visto con i miei occhi elevare sanzioni a veicoli ancora coperti dal pagamento, ho assistito all’insolenza gratuita verso alti magistrati della Procura Generale della Corte di Cassazione, strapazzati sol perché umilmente domandavano giustificazione per un’ingiusta sanzione che oltretutto comporta nel pagamento grandi perdite di tempo ed il tempo è denaro, ma non per i sudditi); a tratti pare che gli ausiliari del traffico, dipendenti privati della concessionaria, che hanno significativi incentivi a fare più mini-multe possibili, non si rendano neppure conto di quel fanno di erroneo o ingiusto, di quali siano compiti e poteri loro affidati dalla calamitosa Legge Bassanini, istitutiva di una categoria ibrida da sopprimere senza rifletterci un attimo: l’ausiliare della sosta non dà l’affidabilità del vigile urbano; andrebbe potenziata, quindi, la Polizia Municipale in un sistema in cui l’importanza dell’ente Comune va privilegiata, in special modo se le Province verranno effettivamente soppresse.
Probabilmente la responsabilità più che a questi individui tendenzialmente inidonei al rapporto con il pubblico degli utenti e decisamente mandati allo sbaraglio, che girano come avvoltoi attorno alle nostre automobili, danneggiando anche il commercio ed i servizi, va a chi malamente li ha selezionati ed a chi per nulla li ha indottrinati. Fatto sta che l’esperienza si è rivelata pressoché fallimentare.
Finalmente ora pare profilarsi all’orizzonte un bagliore di legalità nel martoriato settore delle multe.
Francamente non m’importa un tubo – si tratta della maggiore preoccupazione, letti i commenti di ieri – di come i Comuni d’Italia faranno altrimenti cassa e mi auguro che ciò non avvenga architettando altre ignominie.
Purtroppo, l’introduzione e l’esistenza dell’assurdo contributo unificato, che per lo più ammonta ad importo assimilabile a quello in contestazione, rende il cittadino un suddito sprovvisto di rimedi, alla mercé del potere costituito.
Leggiamo la notizia che ne dà il 21 marzo 2014 l’edizione online de Il Messaggero, con l’avvertenza che con l’acronimo Mit s’intende ovviamente il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e non, ahinoi, il Massachusetts Institute of Technology.
“Niente multa per chi sosta oltre l’orario pagato sulle strisce blu. Lo ha confermato il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Umberto Del Basso De Caro rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, questa mattina, indirizzata al ministro Maurizio Lupi, facendo chiarezza sui dubbi interpretativi sollevati da molti Comuni e su una presunta, ma inesistente, divergenza tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il ministero dell’Interno. Lo riferisce il Mit in una nota ricordando che il ministero dei Trasporti «ha ripetutamente espresso nel tempo il parere che, nel caso di sosta illimitata tariffata, il pagamento in misura insufficiente non costituisca violazione di una norma di comportamento, ma configuri unicamente una “inadempienza contrattuale. Pertanto, nei casi di pagamenti in misura insufficiente, l’inadempienza implica il saldo della tariffa non corrisposta».
«Niente multa, insomma, – ribadisce il Mit – perché in materia di sosta, gli unici obblighi previsti dal Codice sono quelli indicati dall’articolo 157, comma 6, e precisamente l’obbligo di segnalare in modo chiaramente visibile l’orario di inizio della sosta, qualora questa sia permessa per un tempo limitato, e l’obbligo di mettere in funzione il dispositivo di controllo della durata della sosta, ove questo esista; la violazione di tali obblighi comporta la sanzione prevista dal medesimo articolo 157, comma 8, del Codice medesimo».
Ma, obiettano alcuni Comuni, un parere del ministero dell’Interno del 2003 dice il contrario. Su questo, il Ministero dei Trasporti risponde che «non risulta alcuna situazione di conflitto interpretativo con il ministero dell’Interno: quest’ultimo, infatti – precisa il Mit – in seguito a un riesame della propria posizione espressa nel 2003, ha successivamente (nel 2007) condiviso la disamina della tematica svolta dal Mit ed emesso (nel 2010) una serie di pareri in tal senso, pareri condivisi dal Servizio della Polizia Stradale del Dipartimento di Pubblica Sicurezza». Fonte Il Messaggero.it