MWC 2016, Zuckerberg lancia Telecom Infra Project: “Porteremo Internet ovunque”

ZuckerbergDopo aver promosso Internet.org e l’app Free Basics, nate per abbattere i costi di connessione nei paesi emergenti, il CEO di Facebook ha lanciato un progetto per la diffusione di reti mobili nelle aree più recondite del pianeta. E sul fallimento di Internet a basso costo in India dice: “Deludente, ma non molleremo”.

BARCELLONA – Internet per tutti. Anche nelle aree più recondite del pianeta. Il prima possibile. E’ il credo di Mark Zuckerberg, che ha annunciato al Mobile World Congress il Telecom Infra Project, “parte dei nostri sforzi per connettere il mondo attraverso Internet.org“. E per “nostri” s’intende Facebook e il ristretto gruppo di compagnie che mirano a connettere a costo zero – o a prezzi sensibilmente ridotti – soprattutto gli abitanti dei paesi emergenti.

“Oggi facciamo un passo avanti annunciando la collaborazione con compagnie telefoniche per sviluppare nuove tecnologie che ridurranno i costi di realizzazione di reti mobili in tutto il mondo” ha detto il fondatore di Facebook. E ha spiegato come: attraverso idee come aerei sospinti da energia solare, hot spot wi-fi condivisi e satelliti in grado di diffondere Internet mediante trasmissioni laser.
Zuckerberg ha annunciato anche su Facebook, con un post pubblicato prima del suo keynote, i partner di TIP. Sono 30, tra cui Deutsche Telekom, Intel, Nokia e SK Telecom. Tutti si impegneranno nel realizzare strutture in aree remote e nell’accelerare lo sviluppo del 5G.

“La nostra fonte di ispirazione per questa iniziativa è l’Open Compute Project, uno sforzo di Facebook risalente al 2011, anno in cui abbiamo reso open source i progetti relativi ai nostri server, alle nostre reti e ai nostri data center per promuovere la collaborazione che conduce a una innovazione più veloce, e soprattutto a un’efficenza che si traduce in miliardi di dollari risparmiati dall’intera industria – ha affermato Zuckerberg -. Questo nuovo sforzo seguirà gli stessi principi dell’open technology design, e speriamo che il denaro risparmiato serva per rendere i piani tariffari delle persone meno cari e per permettere agli operatori di estendere le loro reti fin dove non sono ancora arrivate”.

L’inizio del suo keynote, moderato da Jessie Hempel di Wired, è rilassato. La prima domanda decisamente confortevole, sulla figlia. Tutti gli utenti di Facebook (o quasi) ormai conoscono la piccola Max, avuta dalla moglie Priscilla. Mark s’illumina, poi passa velocemente al sogno di un globo connesso in ogni dove, ed inizia a esporre i suoi concetti con la solita foga, passione, a tratti confusione. Come se il cervello fosse troppo avanti rispetto alla sintassi.

Saranno le luci, saranno le domande sulla Net Neutrality e su quanto è accaduto in India – dove Free Basics, l’app che permette la connessione gratuita a una ristretta cerchia di siti nei paesi emergenti, è stata bloccata proprio in sostegno della netraulità della rete – ma Zuckerberg inizia a sudare visibilmente, addirittura fa fatica a trovare la concentrazione a causa di un rumore innescato da un problema tencico.

Mark si scalda, insomma, quando gli ricordano la presa di posizione dell’Autorità per le telecomunicazioni indiana: “La missione di Facebook è connettere il mondo – dice – e quello che abbiamo imparato in India con Free Basics è che ogni Paese è differente. E che i modelli che hanno funzionato in un Paese non è detto vadano bene per un altro”. Nonostante l’esperimento “deludente” in India – è l’aggettivo utilizzato da Zuckerberg – Free Basics continuerà a operare nel resto del mondo, perché “tutti meritano l’accesso a Internet” dice il CEO di Facebook.

A chi allude che dietro queste iniziative possa esserci più business che spirito di democrazia, Zuckerberg risponde: “Non ho creato Facebook per farne una compagnia. Volevo solo connettere le persone nella mia università. Ma una compagnia che funziona può fare buone cose per il mondo. Ci sono 4 miliardi di persone ancora senza Internet. Rischiamo di ritrovarci nel 2020 con la stessa cifra se non faremo qualcosa. Vi pare possibile che gli operatori di telefonia mobile possano continuare a crescere raddoppiando le tariffe che saranno utilizzate solo dalle persone più ricche?  Vogliamo aiutare le persone ad avere Internet, è un investimento che vogliamo fare con i nostro partner, tutto qui”.

Zuckerberg ha affrontato nuovamente, dopo l’annuncio della partnership con Samsung, il tema della realtà virtuale, questa volta legandolo al discorso delle infrastrutture: “La realtà virtuale agevolerà la diffusione del 5G”, ha scommesso. Ed è sicuro che “contribuirà a cambiare il modo in cui viviamo, comunichiamo e lavoriamo”. Bisogna dargli fiducia essenzialmente per due motivi: con Facebook, poco più di dieci anni fa, Zuckerberg ha cambiato effettivamente le nostre vite. E ora che ha investito miliardi di dollari nella tecnologia VR – risale al 2014 l’acquisto di Oculus, la tecnologia dietro il Gear VR di Samsung – non può far altro che crederci anche lui.

La Repubblica