FRANCESCO sta per sbarcare e in aereo stempera la tensione sull’allarme sicurezza: «Se temo per la mia incolumità? Più che le persone, temo le zanzare». È una battuta ma c’è tutto il senso della missione in Africa che Bergoglio ha voluto fino in fondo, incurante degli alert che, a partire dai servizi francesi, si sono intensificati sul viaggio. A Nairobi fa caldo, è umido, clima ideale per insetti e zanzare. In Centrafrica è in atto una guerra civile. «Violenza, terrorismo e conflitto» si alimentano «con paura e disperazione, nascono da povertà e frustrazione», dice Francesco mettendo piede, per la prima volta, sul suolo africano.
«LA LOTTA contro questi nemici della pace e della prosperità deve essere portata avanti da uomini e donne che senza paura credono nei grandi valori spirituali e politici che hanno ispirato la nascita» del Kenya, paese emblema del continente, sfruttato e saccheggiato. Conosce un suo boom grazie al turismo ma deve fare i conti con la minaccia terroristica strisciante, sempre più pervasiva per le incursioni dei mercenari. Qui agiscono i miliziani jihaidisti di Al-Shabaab, infiltrati dalla Somalia. In Occidente arriva soprattutto il riflesso delle tragedie che colpiscono i cristiani, come la strage di Garissa con 150 morti, quasi tutti studenti. I terroristi lo sanno e lì attaccano. Il fattore religioso si sovrappone. Ma il terrorismo, spiega Francesco, è collegato alla povertà, e di qui alla necessaria difesa ambientale. Ancora una volta il Papa autore dell’enciclica verde Laudato sì guarda dall’Africa con aspettative altissime, e alla conferenza sul clima di Parigi. «Vi è un chiaro legame tra la protezione della natura e l’edificazione di un ordine sociale giusto ed equo: non vi può essere rinnovamento del nostro rapporto con la natura umana senza un rinnovamento dell’umanità stessa». «Fintanto che le nostre società sperimentano le divisioni, siano esse etniche, religiose o economiche, tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a operare per la riconciliazione e la pace».
OGGI Francesco riceverà l’abbraccio di migliaia di kenyoti nell’appuntamento clou nel campus dell’univeristà della capitale. Le misure di sicurezza sono altissime, ma lui passerà tra la folla in jeep scoperta e avvicinando come sempre i fedeli. Tutte le tappe del viaggio restano confermate, inclusa quella a più alto rischio, alla moschea di Bangui, in Centrafrica. È il punto nevralgico in cui si addensano le tensioni del conflitto, esacerbato dall’opposizione tra milizie del fronte musulmano e di quello cristiano. Se Francesco ci metterà piede e ne uscirà incassando una tregua, spiraglio per una futura pace, avrà compiuto il suo personale miracolo. Lui, conta di farcela.
Resto del Carlino