Il noto ristoratore, titolare del marchio Pasital, è intervenuto alla Camera dei Deputati per condividere esperienze e traiettorie del Made in Italy (anche grazie all’IA)
ROMA – Una storia italiana, anzi riminese: l’imprenditore Fabrizio Nanni, CEO di Pasital e titolare di alcuni tra i più importanti ristoranti della Riviera, è intervenuto ieri alla Camera dei Deputati per parlare di intelligenza artificiale e Made in Italy.
“AI & export: cervelli digitali per il businers italiano nel mondo”: questo il titolo della conferenza stampa organizzata dall’onorevole Simone Billi, presidente del Comitato Italiani nel Mondo, durante la quale Nanni ha condiviso la propria esperienza e la sua visione sulle eccellenze italiane.
“Provengo da una terra che custodisce alcuni dei simboli più amati del Made in Italy”, ha raccontato Nanni. “L’Emilia Romagna, dove sono nato e cresciuto. E le Marche, dove – al confine con la Romagna – è ubicata la sede di Pasital. Qui nascono la pasta fresca e ripiena, i cappelletti e i tortellini, le lasagne e la piade. Prodotti che non solo solo alimenti, ma patrimoni di cultura e identità”.
Per Nanni “il made in Italy non è solo un marchio, è un’idea collettiva. Bisogna puntare a produrre meglio, non di più. Non competere sul prezzo, ma su quella qualità che nessuno potrà mai copiare”.
Non omologazione, ma identità. Nella vision dell’imprenditore il Made in Italy è fatto di tante imperfezioni che si trasformano in perfezione, non certo di omologazione. E non poteva mancare l’esempio della piadina. “La piada è uno dei prodotti più conosciuti della Romagna e ormai anche d’Italia. Oggi la troviamo in quasi tutti i supermercati, anche all’estero. Eppure, troppo spesso, si tratta di piade cotte “al rullo”: tutte identiche, piatte, rigide come frisbee. Quello non è Made in Italy”, attacca Nanni. “Noi, dopo aver ottimizzato i processi produttivi e i costi del personale, abbiamo scelto un’altra strada: cuociamo ogni piada a mano, girandola una ad una sulla piastra. Il risultato? Una texture diversa, piccole imperfezioni che la rendono perfetta: bolle irregolari, consistenza viva, gusto autentico”.
Tradizione, ma anche innovazione. Nanni, pur rimarcando a più riprese il concetto di autencità, vede nella tecnologia un alleato e non un nemico. “Per Pasital introdurre l’IA significa anche efficienza. Sul piano della compliance e della burocrazia, significa dire addio alla zavorra cartacea: certificazioni e documenti doganali letti, compilati e validati automaticamente”, evidenzia. “Anche nella logistica, l’IA è come un direttore d’orchestra: prevede ritardi portuali, ostacoli geopolitici o climatici, e riorganizza le rotte in tempo reale per garantire continuità di fornitura ai clienti. Guardando avanti, l’IA sarà in grado di prevedere la domanda di mercato, suggerire nuovi prodotti adatti a Paesi diversi, scegliere le rotte più sostenibili. Per noi questo significa una cosa sola: crescere nel mondo senza mai perdere la nostra anima artigiana. “.
Ma non solo: per l’imprenditore riminese l’intelligenza artificiale non è soltanto razionalità, può essere anche un mezzo innovativo per veicolare emozioni. “Immaginate un consumatore a Toronto o a Tokyo che inquadra con lo smartphone un QR code su una confezione di pasta Pasital. In pochi secondi vede la collina da cui provengono le materie prime, ascolta la storia della famiglia che l’ha prodotta, riceve i consigli di uno chef su come cucinarla al meglio”, spiega. “Questa non è pubblicità. Questo è storytelling autentico: è portare il borgo nel mondo, senza perdere l’anima”.
“Non dobbiamo accontentarci di fare fatturato”, conclude Nanni. “Dobbiamo creare valore. Non accontentiamoci di essere italiani: l’obiettivo è rendere grande l’Italia nel mondo”.