Dopo gli errori dell’andata occhi puntati sull’arbitro serbo Mazic.
Certe cose non si dicono, ma si sentono: e stavolta s’avverte un filo di paura, perché guardando e riguardando il filmato della gara d’andata e fermandosi e rifermandosi sull’immagine incriminata, minuto 36 della ripresa, il Napoli sta ancora chiedendo come abbia fatto Haglund a non alzare la bandierina, come abbia potuto tacere Johnsen, l’arbitro d’area, cosa non abbia instillato un solo.
dubbio in Moen a fischiare il fuorigioco doppio. E’ cominciata, da quel momento, un’altra partita, conDe Laurentiis contro il Palazzo, senza mandarle a dire: «Caro Platini…..». E stavolta che c’è in palio Varsavia, la finale, dunque la Storia e la possibilità di andarsi a giocare l’accesso in Champions, due (uomini in fuorigioco) rappresentano più che un indizio.
E allora tutti a riflettere su Milorad Mazic, 42 anni, serbo, ha sei anni da internazionale alle spalle e solo un quarto di Champions (ma che quarto: Atletico Madrid-Real). E’ la sua terza semifinale europea, con le italiane è andata un po’ così: il Napoli ci ha già perso a Londra (contro l’Arsenal), la Juventus in Grecia (con l’Olimpiakos), la Roma in casa con il Manchester City. L’ultima volta che è stato incrociato, risale al marzo scorso, quando la Juventus passeggiò a Dortmund. Questa è una partita per uomini forti, mentre il Napoli teme i poteri forti: l’ha detto De Laurentiis giovedì scorso, attaccando Platini, e probabilmente pensando a Igor Kolomojskyj, l’oligarca che comanda il Dnipro, il secondo uomo più ricco dell’Ucraina, per Forbes il 377 al Mondo, patrimonio netto da 3 miliardi di dollari (uffa, quanti sono?), ritenuto da Putin tra i più corrotti. E’ uno che s’è fatto da solo, senza aver bisogno di sei arbitri. Corriere dello Sport