Mentre sul terreno il conflitto non accenna a placarsi, con nuovi bombardamenti che hanno colpito la capitale ucraina, la diplomazia internazionale registra un’improvvisa accelerazione. Donald Trump ha comunicato che le trattative per la risoluzione del conflitto sono a un punto di svolta, anticipando l’imminente viaggio del suo inviato speciale in Russia.
L’amministrazione americana ostenta ottimismo. Dalla Casa Bianca, il presidente ha fatto sapere che le parti sono molto vicine a un’intesa, sottolineando come Mosca stia mostrando aperture significative. A confermare l’intensificarsi dei contatti è arrivata la notizia, corroborata dal consigliere diplomatico del Cremlino Yuri Ushakov, che l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff si recherà a Mosca la prossima settimana per incontrare Vladimir Putin. Tuttavia, la parte russa non ha nascosto l’irritazione per la fuga di notizie riguardante questo vertice, interpretandola come un tentativo di sabotare la ripresa delle relazioni bilaterali.
Parallelamente, il fronte ucraino sembra essersi allineato alla nuova strategia. Volodymyr Zelensky ha manifestato la volontà di procedere con il piano di pace elaborato dagli Stati Uniti, un documento che, dopo i recenti colloqui di Ginevra, è stato snellito passando da ventotto a diciannove punti, eliminando le clausole ritenute irricevibili da Kiev. Il leader ucraino preme ora per un incontro diretto con il tycoon il prima possibile, anche se Trump ha chiarito, tramite la sua piattaforma social, che vedrà i due presidenti solo quando l’accordo sarà definitivo o nelle sue fasi conclusive.
Nonostante le dichiarazioni ufficiali, il percorso resta accidentato. Fonti vicine ai negoziati riferiscono che la Russia potrebbe respingere la nuova bozza, puntando a prolungare le ostilità almeno fino a Natale o insistendo sui termini stabiliti nel precedente vertice di Anchorage, come ribadito dal ministro degli Esteri Lavrov. Nel frattempo, canali di comunicazione restano aperti anche negli Emirati Arabi: ad Abu Dhabi sono in corso colloqui riservati tra una delegazione americana guidata dal segretario dell’esercito Dan Driscoll e rappresentanti russi. Agli incontri avrebbe partecipato anche il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov, figura chiave autorizzata da Zelensky a trattare.
La guerra, tuttavia, continua a mietere vittime. Nelle ultime ore, raid missilistici hanno colpito Kiev provocando diversi morti, un segnale che Mosca intende mantenere alta la pressione militare durante le trattative. Una situazione che preoccupa gli alleati europei: il premier britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron hanno ribadito la necessità di garanzie di sicurezza concrete e di una forza militare di interposizione, concetto sostenuto anche dal segretario di Stato Usa Marco Rubio.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Papa. Parlando da Castel Gandolfo, il Pontefice ha invitato le parti a un immediato cessate il fuoco per fermare la strage di vite umane, esortando i leader mondiali a trovare una soluzione definitiva attraverso il dialogo e ricordando la disponibilità della Santa Sede a ospitare i negoziati.














