Nicola, attivati i servizi sociali: ecco perché

Non solo Nicola, 2 anni. Anche suo fratello più «grande», 4 anni, un giorno si allontanò dalla masseria della famiglia Tanturli. La testimonianza raccolta dai carabinieri è di un vicino di casa dei genitori del bambino ritrovato l’altroieri in una scarpata dopo 36 ore ricerche. Non un caso isolato, quindi. Dai verbali risulta infatti che, mesi fa, un episodio analogo ha riguardato il fratello maggiore di Nico.

«Me lo ritrovai nel campo di mia proprietà a chilometri di distanza dalla sua abitazione. Lo riaccompagnai dai genitori raccomandando di prestare attenzione perché la zona è pericolosa», raccontò l’uomo. Ma il suo consiglio – alla luce della brutta avventura capitata a Nicola (addirittura più piccolo di 2 anni rispetto all’altro fratello «fuggitivo») – non è servito a nulla. Gli «apicultori» Leonardo e Giuseppina (padre e madre dei bimbi) sono quindi recidivi in fatto di mancata sorveglianza dei piccoli. Finora è andato tutto bene, anche se il povero Nico poteva rimetterci la pelle. Anche a causa del ritardo di ben 9 ore con cui i genitori hanno allertato i soccorsi. Se questo atteggiamento da parte di Leonardo e Giuseppina dovesse proseguire, i loro figli che rischi correrebbero? Una domanda che si è posta la Procura di Firenze disponendo una indagine preliminare in tema di «abbandono di minore»: ipotesi di reato che ha innescato un automatismo chiamando in causa i Servizi sociali della Asl Toscana tenuti a riferire alla Procura dei minori. Ma cosa dovranno verificare gli assistenti sociali? Loro compito sarà «accertare se i fratelli Tanturli «vivano in una situazione familiare che potrebbe risultare fonte di disagio e se i genitori siano adeguati a svolgere la patria potestà e la funzione educativa». Atti il cui esito sarà poi vagliato da un giudice per le «determinazioni del caso». Nessuno qui ovviamente auspica che Nico e suo fratello vengano sottratti ai loro legittimi genitori, anche perché l’esperienza ci insegna di come i servizi sociali possano in tema «sottrazione dei figli» compiere danni enormi.

Tuttavia gli atteggiamenti, anche di queste ultime ore, assunti dagli «apicultori» Leonardo e Giuseppina lasciano perplessi: Leonardo descrive il figlio Nico come un bimbo «forte e capace di muoversi in autonomia», mentre Giuseppina ha rilasciato al Corriere della Sera una serie di dichiarazioni piuttosto «strane».

«Non voglio sfruttare e non voglio essere sfruttata»; «Mi sembrava assurdo saper utilizzare un pc e non aver mai piantato un pomodoro, non saper più riconoscere una pianta velenosa da una che cura, calpestare buonissime erbe mangerecce, quale legna usare per dei manici o dei recinti»

Per tutto questo lei e il suo compagno Leonardo – «inseguendo il sogno di una vita autosufficiente» – nel 2009 hanno messo radici in uno sperduto casolare dell’Alto Mugello, nella valle di Campanara, frazione di Palazzuolo sul Senio, lontano da tutti e da tutto. Qui sono nati i loro figli che, finora, non hanno conosciuto altra realtà che quella di una valle, al tempo stesso incantevole e spaventevole. I genitori di Nico, che per fortuna si è completamente ristabilito, sono padroni di vivere come vogliono: da «eremiti anticonsumistici», disprezzando «la filosofia del profitto» e rinunciando ai «simboli tecnologici del progresso».

Ma visto che hanno messo al mondo due splendidi bambini dovrebbero avere, almeno nei loro riguardi, un approccio – diciamo così – un po’ più «convenzionale»; dove con questo aggettivo, almeno nella comunità civile che i signori Leonardo e Giuseppina tanto detestano, si intende «rispetto per la legge» e «tutela del minore». Insomma, in quanto padre e madre di due bambini piccolissimi devono occuparsi di loro «accudendoli con responsabilità, diligenza e dedizione». È quanto prevede la legge nel disciplinare il rapporto tra genitori e figli, soprattutto se la prole è ancora nell’età dell’infanzia.

Vale per tutti. Anche per gli «elfi» col pallino dell’«eco-villaggio».


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