Il leader dell’Ukip: “Usciremo dall’Ue, per il popolo gli stranieri minacciano la sicurezza e il welfare”
LONDRA. È cominciato tutto da lui. Senza Nigel Farage, il 23 giugno la Gran Bretagna non avrebbe un referendum sull’Unione Europea. Sono stati i successi elettorali del suo partito, l’Ukip, a spaventare David Cameron e a fargli prendere sul serio un personaggio che prima considerava “un clown”, fino a indire il voto sull’Europa del mese prossimo. Ma il premier britannico, dopo un negoziato con Bruxelles per rinegoziare le condizioni della partecipazione del proprio paese all’Ue, si è schierato decisamente per rimanere nella Ue, lasciando soltanto Farage e l’ala più euroscettica del partito conservatore a battersi per Brexit, cioè per Britan exit – sottinteso dalla Ue. I sondaggi sembrano indicare che dovrebbe essere il primo ministro a vincere questa partita, tremendamente rischiosa per il Regno Unito, il continente e Cameron medesimo. “È vero che ha tutto l’establishment dalla sua, ma dalla nostra abbiamo il popolo “, obietta Farage in questa intervista. “E il popolo non ne può più di un’immigrazione senza controlli. Preparatevi a una sorpresa”.
Signor Farage, il referendum sulla Ue suscita ansie mondiali. È ancora contento di averlo voluto?
“Immensamente. La Gran Bretagna può riconquistare l’indipendenza e mi riempie d’orgoglio avere giocato un ruolo in questa occasione storica. De Gaulle diceva che tutti i progetti di valore sono a lungo termine. Ebbene stiamo per cogliere i frutti di un lavoro iniziato vent’anni fa da me e altri”.
Pensa che la decisione di Cameron di indire il referendum sia stata autonoma o è stato lei a imporglielo?
“Cameron è stato costretto dalla crescita del nostro partito. Sapeva che la sua unica speranza di mantenere il potere era imbrogliare il popolo britannico facendo credere di essere in certa misura euroscettico. I negoziati che ha condotto con la Ue dimostrano che non aveva alcun sincero desiderio di riformare l’Unione Europea. Ha chiesto poco e ottenuto ancora meno”.
La City, le grandi aziende, il Financial Times, sono fra i tanti che giudicano l’ipotesi di un’uscita dalla Ue come un disastro. Non le viene il dubbio di avere torto?
“Quando il grande business, le grandi banche e la vecchia politica stanno tutti dalla stessa parte, bisognerebbe sentire puzza di bruciato. Sì, Cameron ha dalla sua l’establishment, ma noi abbiamo la gente comune”.
Anche Obama e tutti i più importanti leader stranieri esortano i britannici a votare per restare nella Ue.
“È un’interferenza vergognosa, che non sarà tollerata dal nostro popolo. Del resto le parole pronunciate da Obama erano state scritte da Cameron”.
Perché i conservatori che si battono per Brexit, come l’ex-sindaco di Londra Boris Johnson, non fanno campagna con lei?
“Io faccio campagna con chiunque si batta per uscire dalla Ue, inclusi esponenti dei Tories. Ma questa campagna non si può vincere da Westminster con leader di Westminster”.
Studi autorevoli affermano che l’immigrazione è un vantaggio economico, non un danno.
“Vadano a dirlo alla nostra gente, preoccupata che non avere controlli su chi entra in questo paese sia una minaccia ai nostri servizi pubblici, ai nostri posti di lavoro e alla nostra sicurezza. Vogliamo riprenderci il controllo delle nostre leggi, del nostro budget e dei nostri confini: che male c’è? Soltanto i ricchi e i potenti, dalle loro case da 5 milioni di sterline, non comprendono gli effetti devastanti dell’immigrazione sulla gente comune”.
Come reagirete se perderete?
“Quale che sia il risultato del referendum, l’Ukip ne uscirà rafforzato. Ma non lo perderemo”.
È vero che dopo il referendum vuole trasformare l’Ukip in un movimento online?
“Vogliamo fare come il Movimento 5 Stelle in Italia usando i social media. Oggi Beppe Grillo raggiunge milioni di persone al di fuori dei tradizionali processi.
Questo è il futuro della politica. I giorni degli iscritti che hanno in tasca la tessera del partito in tasca ma non partecipano alle decisioni sono finiti. La politica deve consistere nel dare il potere reale alla gente”.
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