Nel 2013 Bersani, il guru del “campo largo” e discepolo di D’Alema, riuscì a non vincere le elezioni quando i sondaggi di qualche settimana prima le davano per stravinte dal Pd e il “campo” di allora.
Se le avesse vinte si sarebbe realizzato il più grande paradosso della storia comunista e post comunista: un emiliano capo partito e vincitore a Roma.
Si sa che nella storia comunista gli emiliani servivano solo a prendere voti e garantire risorse per il partito con le cooperative rosse e con gli affari delle cooperative rosse in italia e a Mosca, la loro patria politica nemica dell’Italia.
A Roma comandavano romani, meridionali e sardi.
Bersani poteva smentire la storia ma all’ultimo miglio riuscì a non vincere.
Cosa fece? Inizio’ la rincorsa verso i grillini.
Sino a farsi umiliare in streaming dai ragazzi di Grillo.
Scena incredibile visto anche che, negli anni precedenti, i grillini, seduti sui banchi centrali della Camera, per due tre ore al giorno si rivolgevano verso i banchi di sinistra al grido: onestà onestà. Qualcuno intervallava la parola onestà con la parola ladri.
Ma Bersani The Genius non ci fece caso. Teorizzava, dall’alto della sua scienza emiliana e dalemiana, che quelli erano ragazzi che avevano preso i voti degli elettori di sinistra un po’ incavolati e che bisognava riportarli a casa.
Niente da fare.
Quindi che succede?
Bersani e i suoi si girano dall’altra parte dell’Emiciclo, verso coloro, noi e Berlusconi, ai quali avevano usato, sempre, lo stesso trattamento ricevuto loro dai grillini, per un accordo di Larghe Intese: Governo Letta.
Quindi, volevano andare con quelli che davano
loro dei ladri per poi accordarsi con quelli che loro consideravano ladri.
La via emiliana al potere. Senza voto.
Ma Letta non ce la fa.
Nel frattempo Renzi rottama D’Alema e Bersani.
Poi si vota, nel 2018, e vincono i grillini, che fanno il Governo con Conte e Salvini.
Renzi fa fuori Salvini e poi Conte.
Ma per Bersani Renzi è peggio di Salvini e Conte.
Anzi Conte diventa il nuovo idolo della sinistra.
E al grido ladri ladri dei grillini, quelli di Bersani, che nel frattempo era stato sostituito da un sottoprodotto di D’Alema, Zingaretti, rispondono: Conte Conte.
Preferiscono Conte a Draghi. Ma vince Draghi, con Renzi.
Sfiga!
Dopo questo spettacolo vince la Meloni.
E Bersani torna in “campo”, trasformato da tutti i Talk post comunisti nel campione dell’antifascismo.
Abbraccia Elly, Ella, e di nuovo, siamo al: Conte Conte. Il pugliese di Foggia.
Come pugliese e’ il primo grande fautore del “campo largo”, Emiliano.
Come pugliese è anche il grande elettore di Elly, Boccia.
Il più piccolo della matrioska del “campo largo”.
E, finalmente, la fortuna sembra prevalere sulla sfiga.
Si vota in Puglia. A Bari.
Sono tutti lì, desiderosi e desiderati: Conte, Emiliano, Boccia. Si attende Elly, al braccio di Bersani, per la benedizione finale.
Le primarie addirittura. L’apoteosi della sinistra democratica. Diciamo.
E che succede?
Il desiderato, Conte, li frega tutti. Tutti.
Ritorna nei panni di chi grida, di nuovo: onestà onestà.
Molla Emiliano, Elly, Ella, Bersani, il “campo largo”, per la necessità di una “disinfestazione”. Addirittura!
Minchia!
Ben gli sta! Direte.
Direi.
Anzi, non lo dico.
Perché la tristezza per questa politica supera ogni piacere.
Non riesco a provare piacere.
Provo sconforto.
Mentre le Procure fanno la campagna elettorale.