In un mondo afflitto da divisioni e conflitti, emerge sempre più urgente un richiamo all’empatia e alla comprensione reciproca. In particolare, è fondamentale riflettere sulle conseguenze dell’odio e sulla necessità di tutelare la libertà senza ledere quella degli altri. La recente vicenda del malaugurato rogo del Corano a Stoccolma ci spinge a considerare attentamente questi temi.
Prima di tutto, dobbiamo chiederci: perché fomentare l’odio? L’odio, infatti, non fa che perpetuare un circolo vizioso di violenza e intolleranza. In un’epoca in cui l’interconnessione globale rende il mondo più piccolo, è nostro dovere promuovere il rispetto reciproco e costruire ponti di dialogo. Solo così potremo superare le barriere culturali e religiose che ci dividono, aprendo la strada a una convivenza pacifica e inclusiva.
La libertà è un valore indispensabile, ma essa deve essere esercitata con responsabilità e rispetto per gli altri. La libertà di ognuno non può essere uno strumento per calpestare i diritti altrui o per offendere sensibilità profonde. La nostra libertà termina dove inizia quella degli altri, e la nostra responsabilità sociale consiste nel trovare un equilibrio tra espressione individuale e riguardo per la diversità e l’integrità altrui.
La democrazia ci offre il diritto di protestare, ma è importante farlo nel modo appropriato. La violenza e l’offesa non sono mai strumenti accettabili per far sentire la nostra voce. Dobbiamo ricercare forme di manifestazione pacifica e costruttiva, che permettano il confronto e la comprensione reciproca.
La Turchia ha espresso con forza la sua indignazione, arrivando perfino a chiedere che la Svezia non entri nella Nato.
Concordo nel dire che non c’è posto nel mio ideale di Europa, per gesti e comportamenti xenofobi e per chi li permette e li tollera.
E’ tuttavia auspicabile che la legittima indignazione turca si estenda anche alle violazioni dei diritti civili e delle libertà in questo stesso Paese. Nemmeno uno Stato dove il giornalismo indipendente è costantemente sotto attacco può fare parte della “mia” Europa.
Del resto la coerenza e l’impegno per i valori universali dei diritti umani sono essenziali per promuovere un cambiamento positivo.
La libertà di espressione, la solidarietà e l’attenzione alle ingiustizie dovrebbero essere trasversali a tutte le nazioni.
Ricordiamoci che il rispetto reciproco, l’empatia e la responsabilità sono la linfa vitale di una società costruita sulla convivenza civile e armoniosa.
L’episodio di Stoccolma ci invita a riflettere e a fare scelte consapevoli. Siamo chiamati a costruire ponti invece di erigere muri, a tendere la mano invece di puntare il dito. Solo così potremo superare le divisioni che ci separano e costruire un futuro di pace e comprensione reciproca.
Che l’ignobile atto del rogo del Corano a Stoccolma ci serva da monito per una riflessione profonda sulla nostra responsabilità verso gli altri e per un impegno concreto nel costruire una società basata sull’attenzione per la dignità umana.
Eisenhower, “Ike”, comandante in capo delle forze alleate durante l’epoca più buia della nostra storia e uno dei personaggi di quel periodo che più mi ha affascinato, ebbe modo di dire: “Questo nostro mondo… deve evitare di diventare una comunità di terribile paura e odio, ed essere, invece, un’orgogliosa confederazione di fiducia e rispetto reciproci”.
David Oddone
(La Serenissima)