Non è difficile capirne la ragione: Ogni prospettiva che si distacca da luoghi comuni tende a far parlare di se.
Viviamo in una società la cui precarietà è nel conformismo. Conformismo nell’abbigliamento, nelle terminologie del momento, nelle ansie, nei temi trattati, così come nelle prospettive sugli stessi.
Insomma una società in cui l’individuo trova una sia identità solo se risponde ad un gruppo, indistintamente che si tratti di questo o quel gruppo.
Purtroppo l’approccio più “attraente” a qualsiasi difficoltà, sia questa di natura provata che sociale, è sempre quello di chiamarsi fuori da qualsiasi responsabilità o anche corresponsabilità.
Ecco quindi che discorsi come quelli che John F. Kennedy fece nel lontano 1960 ritrovano ancora oggi, a 50 anni di distanza, una loro contemporaneità restando sempre altrettanto provocatori:
“Non chiederti quello che la nazione può fare per te, ma ciò che tu puoi fare per la nazione”.
Uno sprone quindi ad assumere un ruolo di responsabilità verso la propria Vita e non di mera passività verso le circostanze.
Ancora oggi discorsi di questo tipo sono per molte persone dei “discorsi sconvenienti” e lo sono per tutti coloro che rifiutano proprio quella responsabilità a cui J.F.K. si riferiva.
Farsi “respons-abili”: Abili di rispondere alle circostanze critiche che nel corso di una Vita ognuno di noi si trova in qualche modo, prima o poi, ad affrontare.
Così, mentre un vasto numero di persone si ritrova a chiacchierare, a dibattere di questo o quello, un più ristretto gruppo di persone è invece intento ad essere protagonista del momento e delle sue sfide.
La legge della relatività ci insegna che ogni cosa è facile o difficile solo in misura della nostra preparazione sull’argomento specifico.
Quanto è difficile pattinare sul ghiaccio? Dipende da quanto sei preparato..
Quanto è difficile pilotare un elicottero? Dipende da quanto sei preparato..
Lo stesso dicasi per domande più vicine a noi:
Quanto è quindi difficile essere un buon genitore? Un buon coniuge? Un buon figlio? Un buon professionista? Un buon imprenditore? Un buon investitore?
Quali sono le dinamiche al successo nella propria Vita privata, piuttosto che sociale?
Vedete, negli anni ho imparato che sono le domande che ci poniamo a tracciare il nostro cammino.
Chiedersi “Ce la farò?” non conduce nella stessa direzione che chiedersi “Come posso farcela?”.
Molti di noi conducono una Vita estremamente impegnativa, a volte anche sofferta eppure non sembriamo raggiungere ciò per cui ci impegniamo. Insomma, spesso stiamo guidando la macchina con il motore al massimo, consumi elevatissimi, un sacco di fumo e tutto questo solo perché abbiamo.. il freno a mano tirato.
Vivere “bene”, vivere una Vita appagante non dipende dalle circostanze. Certo circostanze favorevoli sono sempre cornice di bei momenti, ma solo gli ingenui possono pensare che si possa avere tutta una Vita solo con circostanze favorevoli.
La Vita è la Vita con i suoi alti e bassi, le sue stagioni e.. le sue crisi.
Quanto freddo è l’inverno? Per un Messicano è diverso che per un Ucraino e a fare la differenza è ancora una volta la loro preparazione.
Ecco, questo e molto altro ancora sarà ciò che andremo a vedere nella giornata di domenica 25 Novembre.
Scopriremo come le dinamiche del nostro cervello ci impostano a soccombere dinnanzi alle crisi, piuttosto che a reagire ed a trarne vantaggio, acquisendo una chiarezza che purtroppo è ancora oggi rara.
Lo scopo dell’incontro è lasciare ad ognuno la consapevolezza del libero arbitrio dinnanzi a qualsiasi crisi si presenti nelle nostre Vite.
Calcada Bastos Carlos
E.C.S.O.