“Non vi permetteremo di decidere al posto nostro” – Il popolo sammarinese si ribella all’accordo UE senza referendum. Centinaia di messaggi su Facebook, whatsapp e telefonici … di Marco Severini

Dopo la pubblicazione del mio articolo di oggi, che puoi leggere QUI, dove si annunciava la costituzione di un referendum in Andorra per aderire o meno all’accordo di associazione con la UE, centinaia di cittadini, sia su Facebook che in messaggi privati e per mail ci chiedono che anche San Marino sia chiamato a votare sull’accordo di associazione. “È una questione di dignità, non di tecnica”

Marco Severini – direttore GiornaleSM

L’Accordo di Associazione tra San Marino e l’Unione Europea dopo essere stato preparato nel silenzio ora vogliono correre per la sua approvazione. 
La classe politica ha fretta. La parola “referendum” viene trattata come un fastidio.
Ma il popolo ha capito. E ha deciso di parlare. Forte. Tutto d’un colpo.

Mentre Andorra ha già annunciato con trasparenza che sottoporrà l’accordo a referendum, San Marino continua a muoversi nel buio, cercando di evitare la voce dei cittadini.
Ma stavolta la strategia non ha funzionato: i commenti esplosi sotto il mio articolo pubblicato su GiornaleSM sono una raffica di consapevolezza, indignazione e richiesta di verità.

 “Già deciso, ma è solo illusione”: lo sfogo dei cittadini

Le reazioni sono nette. Popolari, non ideologiche. Non filtrate dai partiti.
Gente comune, persone indignate, famiglie preoccupate.
Ecco cosa dicono:

“Lezione di democrazia ad Andorra. Lezione di dittatura qui.”
“È tutto già deciso? Ma è pura illusione.”
“Vogliono portarci dentro l’Europa senza dirci nulla, come si fa coi sudditi.”
“Il referendum è un diritto, non un favore. Temono il voto popolare.”
“Tanto poi i referendum vengono disattesi… vedi gli ultimi. Ma almeno si vota.”
“Già, perché non lo fanno? Forse perché si sentono padroni della Repubblica.”

E ancora:

“Con l’accordo perderemo tutto: sovranità, identità, economia locale.”
“Stanno trattando San Marino come una colonia, non come una Repubblica.”

Una rabbia che scavalca i partiti

Nessuno crede più alla scusa della “complessità tecnica”.
Tutti hanno capito che questa adesione non è una formalità diplomatica: è un cambio di pelle istituzionale, è una resa economica davanti ai grandi gruppi stranieri, è l’introduzione dell’IVA, l’attacco al pubblico impiego, il ridimensionamento delle pensioni e della sanità.

E tutto questo senza consultare il popolo?
No. Non più. Non questa volta.

“Il referendum è democrazia. Negarlo è una vergogna”

I sammarinesi chiedono il diritto di decidere. Non vogliono delegare l’irrevocabile.
E quando vedono che Andorra lo farà, il confronto diventa impietoso.
La rabbia esploderà e travolgerà le narrative del Palazzo.

Non si può più dire “è troppo complicato”.
Non si può più dire “è una scelta tecnica”.
È una scelta politica. È una scelta di campo. È una scelta epocale.

E il popolo deve decidere. Con un referendum. Prima. Non dopo.

Un avvertimento alla politica

Se il governo continuerà a fingere di non sentire, se i consiglieri continueranno a nascondersi dietro la retorica dell’“interesse superiore”, allora sarà chiaro che non si tratta di rappresentanza, ma di prepotenza.

Il rischio? Una frattura profonda tra Paese legale e Paese reale.
Una perdita totale di fiducia.
E una reazione.

Perché stavolta il popolo non accetterà imposizioni.

Il referendum non è un’opzione. È una necessità costituzionale, morale, civile.

Chi lo nega, si mette contro la storia, la democrazia e la dignità di questo Paese.

Marco Severini – Direttore Giornalesm