Novafeltria. Gratien fa il presepe in carcere

grazianoAL MATTINO la messa, nel pomeriggio il presepe e gli addobbi natalizi, con gli altri detenuti del carcere. Per padre Gratien la scorsa domenica è stata una giornata all’insegna della preghiera e… della pazienza. Il frate congolese, accusato di aver ucciso Guerrina Piscaglia, la casalinga sparita il 1° maggio del 2014 da Ca’ Raffaello, in alta Valmarecchia, non ce la fa più a stare rinchiuso nella sua cella. Nell’attesa di tornare libero (anche se ai domiciliari), padre Alabi ha così deciso di preparare il presepe in carcere.
Dopo otto mesi di prigionia, è pronto a trasferirsi nel convento dei Premostratensi a Roma. La buona notizia era arrivata 4 giorni fa dal Riesame, ma ad oggi padre Alabi non può ancora lasciare Arezzo, per colpa dell’irreperibilità del braccialetto elettronico, che controllerà ogni suo spostamento dentro la casa religiosa nella capitale. Con il ponte dell’Immacolata il suo rilascio slitta ancora.
I SUOI avvocati dicono che «sta bene, ma non ce la fa più a stare lì». Per questo oggi chiederanno alla Corte d’Assise una misura alternativa: ottenere i domiciliari senza braccialetto, sotto il controllo quotidiano della Polizia. Nel convento il sacerdote potrà disporre di telefonino e pc, dal momento che l’ordinanza di scarcerazione non impedirà al prete di riconnettersi. Alabi potrà risentire familiari e amici in Congo, e ricominciare a vivere in mezzo ai suoi confratelli.
Il processo al frate in Corte d’Assise, inizierà il 18 dicembre, stesso giorno del suo compleanno. Per il processo è pronta una lista di oltre 100 testimoni: familiari e amici, religiosi, carabinieri, vescovo e residenti, tutti racconteranno la loro parte di verità nel giallo di Guerrina.

Resto del Carlino