Novafeltria. “I soldi del nevone”? L’odissea di Amantini e di altri imprenditori della Valmarecchia.

Capannone-neveUN’ODISSEA davvero infinita. E’ quella che stanno vivendo, da quattro anni a questa parte, gli imprenditori della Valmarecchia che hanno subito danni per il ‘nevone’ del 2012. E che ancora non hanno ricevuto i fondi statali, promessi dalla Regione e dalla Protezione Civile Emilia Romagna, stanziati per ripagare i loro debiti nel sistemare fabbricati e magazzini distrutti dalle eccezionali precipitazioni. A protestare, oggi, è Guido Amantini (foto), portavoce degli imprenditori locali, e una delle principali ‘vittime’ della burocrazia. Nel febbraio 2012 ha visto crollare una parte del suo stabile sotto tre metri di neve, e chiudere l’azienda che sotto le macerie del crollo ha lasciato i macchinari e tutti i progetti per il futuro.
«DOPO ANNI di battaglie – racconta Amantini – e di passaggi in tribunale, eravamo finalmente arrivati a un traguardo. L’iter si era sbloccato, Stato e Regione avevano annunciato che i privati avrebbero ricevuto finalmente i finanziamenti per ripagare i propri debiti, dopo aver subìto danni a causa del nevone». Così, in tempi record, Amantini si era subito attivato per risistemare il tetto del suo capannone. «Ho subito un danno di 300mila euro. Ho aperto un mutuo e fatto lavorare giorno e notte, anche il sabato e la domenica, gli operai – spiega – perché dovevamo avere pronto tutto pronto entro il 30 settembre, per poter ottenere così finalmente i fondi. Ci avevano detto che i soldi sarebbero arrivati entro fine ottobre, invece ieri i nostri referenti hanno riferito che c’è stata un’ennesima proroga della delibera regionale, e che prima della fine dell’anno non vedremo un euro. E’ assurdo. Sono ormai quattro anni che aspettiamo. Non è possibile andare avanti così».
AMANTINI è già pronto ad andare a Bologna, la prossima settimana, per parlare in Regione con assessori o tecnici. «Siamo davvero stanchi e delusi – conclude l’imprenditore – Nella mia situazione ci sono tante altre persone che hanno tentato di andare avanti con mille sacrifici. Forse era più semplice chiudere tutto dopo i crolli, ma abbiamo dipendenti, famiglie. Queste aziende devono andare avanti, e non possono morire così. Perché non ci vogliono dare questi fondi ora? Se a fine arriverà un’altra proroga, dovremo aspettare ancora? Ci sentiamo presi in giro. Dopo tanto tempo ci ritroviamo ancora in un incubo infinito. Le istituzioni non possono continuare a non aver rispetto per le imprese e per i cittadini. Basta aspettare».

Resto del Carlino