«LA SUA mancanza ci sconvolge. Omicidio o suicidio? Entrambe le ipotesi ci sono sembrate subito irreali», così Marco Barbagli, presidente dello Speleo club Forlì, commenta la morte dell’amico Oscar Leandri. «Ci conoscevamo dal 2001 – racconta –. Siamo stati anche vicini di casa per anni a Santa Maria Nuova. Poi noi ci siamo trasferiti e così, ultimamente, non ci frequentavamo più in maniera assidua, ma l’ho visto un paio di mesi fa e mi è sembrato la persona di sempre». Sgomento e incredulità: sono queste le emozioni prevalenti in chi lo conosceva. Riservato è l’aggettivo ricorrente per descrivere il 49enne residente nella frazione di Bertinoro. «Oscar non era espansivo, ma neppure introverso – continua l’amico –. Era educato e riservato. Perticara era per lui un luogo di studio, lo frequentava spesso perché stava portando aventi un progetto di riscoperta delle miniere». Leandri, che da giovedì era in ferie, aveva preannunciato ai colleghi la volontà di recarsi da solo nei luoghi in cui è stato poi trovato cadavere. Luoghi impervi e isolati, dicono i soccorritori. Eppure non è parso strano che si muovesse senza l’ausilio di altri esperti. «Era uno speleologo molto formato e prudente – continua Barbagli –. Sapeva riconoscere fin dove spingersi, non avrebbe mai messo a rischio la propria vita. Non possiamo credere a quanto accaduto. Non aveva fatto trapelare nulla che facesse pensare al suicidio. L’ipotesi di omicidio poi era impensabile: che Oscar avesse nemici è una cosa fuori dal mondo». E’ addolorato anche Gianni Leoni, pure lui in passato socio del club. «Ci siamo frequentati fino al 2002 e abbiamo fatto diverse uscite insieme. Era interessato alla speleologia urbana. Però in grotta non ci vai da solo, al massimo puoi battere un sentiero, fare una perlustrazione. Di lui ho un buonissimo ricordo, anche se era una persona riservata».
Resto del Carlino