Ha gli occhi velati di lacrime Doina Mocos, la madre della 35enne romena, sequestrata in Spagna da un’amica connazionale che la voleva spingere a prostituirsi sul marciapiede. La figlia è stata liberata dalla polizia iberica su segnalazione dei carabinieri di Novafeltria dopo che la giovane era riuscita ad inviare un sms alla mamma chiedendole aiuto. Proprio Doina, con il suo italiano stentato, era riuscita a chiamare il 112.
Perché sua figlia era andata in Spagna?
«Una sua conoscente romena l’aveva contattata offrendole un lavoro più redditizio in Spagna. Avrebbe fatto la badante, ma avrebbe guadagnato di più. Avendo due figli, non ci ha pensato due volte e l’11 è partita in autobus»
L’ha sentita al suo arrivo?
«Sì, mi ha chiamata per dirmi che il viaggio era andato bene. Poi più nulla».
Più nulla fino a quando?
«Il 14 agosto ero al lavoro quando, verso le 23, ho ricevuto un primo sms da mia figlia. Non era completo, ma mi aveva scritto ‘mamma, chiama la polizia, urgente, sono prigioniera’. Mi si è ghiacciato il sangue, ho subito pensato al peggio. Poi mi è arrivato un secondo messaggio dove c’era scritta la località dove si trovava e soprattutto il nome della donna che l’aveva sequestrata».
Che cosa ha fatto allora?
«Ero terrorizzata, mi sono messa a cercare il numero dei carabinieri sulle pagine gialle, sono straniera, penso solo a lavorare e non sapevo nulla di polizia, carabinieri. Ho chiamato e ho chiesto aiuto. Poi sono andata in caserma a Novafeltria».
Quanti pensieri le sono passati per la testa in quei terribili momenti?«Tantissimi. Pensavo solo a mia figlia, temevo che l’avrebbero ammazzata. Ho raccontato tutto ai carabinieri di Novafeltria: sono stati gentilissimi, continuavano a dirmi che l’avrebbero trovata, ma io avevo tanta paura».
Dopo quante ore ha saputo che sua figlia era stata liberata?
«Dopo 15 ore, alle 14.30 di Ferragosto. Sono state le ore più terribili della mia esistenza. Piangevo e pregavo, pregavo e piangevo. Ho pregato tutti i Santi e Dio per riavere la mia bambina».
Quali sono state le prime parole di sua figlia?
«Grazie, mamma, mi hai salvata. E ringrazia i carabinieri. Senza di loro non ci sarei più».
Che cosa le ha potuto raccontare?
«Abbiamo parlato poco perché ci sono le indagini. Mi ha solo detto che è stata picchiata a sangue e che ha tutto il volto segnato, gli occhi gonfi».
Quando ha scoperto sua figlia che la presunta amica la voleva far prostituire?
«Dopo il suo arrivo. All’inizio era andato tutto bene, l’amica l’aveva accolta con affetto. Il giorno seguente mia figlia le ha chiesto quando avrebbe potuto iniziare a lavorare. Prima ha tergiversato, poi all’ennesima domanda, le ha risposto che l’avrebbe mandata a prostituirsi in strada».
E sua figlia come ha reagito?
«Le ha risposto: ‘Piuttosto mi uccido’ ed allora l’altra donna ha iniziato a picchiarla e l’ha sequestrata. Di più non so. Ci sono indagini in corso».
E adesso?
«Adesso non vedo l’ora di poterla riabbracciare, ma non so quando tornerà. I tempi processuali in Spagna sono diversi da quelli italiani. Posso solo dire grazie ai carabinieri. Hanno salvato mia figlia». Il Resto del Carlino
