PADRE Gratien resta in cella. Almeno fino a domani. Aspetta con ansia che venga reperito il braccialetto elettronico che servirà a controllare i suoi spostamenti. I problemi legati alla connessione dentro il convento di Roma, dove Alabi sarà trasferito, sono stati risolti ieri: installato il dispositivo Telecom per controllare il segnale dentro la casa religiosa. Ma resta ancora da recuperare il braccialetto da mettere al polso. «Non ne posso più» ha detto ieri padre Gratien, al telefono, all’avvocato Francesco Zacheo. Dopo 200 giorni in cella e un atteggiamento sereno, oggi l’exi vce parroco di Ca’ Raffaello accusato dell’omicidio della casalinga Guerrina Piscaglia, scomparsa il 1° maggio 2014, manifesta rabbia e frustrazione. «Non si capacita – dice l’altro difensore, Riziero Angeletti – di come sia possibile che a distanza di 3 giorni, avendo ottenuto i domiciliari dal Riesame, debba restare detenuto. E’ passato dalla gioia alla più profonda disperazione». Nella struttura romana, per il frate non ci saranno limitazioni. «Potrà telefonare – conclude Angeletti – rispondere al telefono, ricevere ospiti. Deve solo attendere ancora qualche ora, poi potrà tornare a vivere con i suoi confratelli».
Resto del Carlino