Nuove infrastrutture, se ne riparlerà ad aprile. Il segretario al Territorio ritira la proposta di urgenza che avrebbe evitato il nuovo passaggio in Aula.

Antonella MularoniFreno a mano della minoranza sulla “spesa pluriennale per la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche” che il governo aveva messo in corsia di sorpasso per portare una bombola d’ossigeno al “mondo dell’edilizia”. Al quale, secondo quanto affermato dal segretario di Stato al Territorio, Antonella Mularoni, “vogliamo dare prima possibile dei segnali positivi con l’avvio del finanziamento dei 30 milioni di euro” contemplato dalla misura.

L’esponente di governo, durante la discussione del progetto di legge che ieri pomeriggio ha occupato il Consiglio Grande e Generale, ha chiesto al parlamento il via libera a una procedura d’urgenza che avrebbe ridotto i tempi portando direttamente al voto evitando un nuovo passaggio in Aula.

Serviva l’ok di parte dell’opposizione, ma le perplessità manifestate hanno consigliato a Mularoni il dietrofront. “Se i gruppi hanno piacere di approfondire il testo ed è una richiesta legittima- ha dichiarato Mularoni- la preoccupazione dell’esecutivo è solo quello di dare risposte in tempi brevi a un settore dell’economia che traina tutto il resto”.

Si è ripartiti quindi all’insegna del dialogo, con un dibattito aperto dalla titolare del dicastero al Ter- ritorio con l’indicazione di alcune delle opere “ritenute strategiche”:

dalla “creazione del campus scolastico di Fonte dell’Ovo” al “nuovo polo servizi di Valdragone”, dal “polo della Sicurezza” ai “parcheggi di Borgo Maggiore”.

Interventi importanti per “dare attuazione ad un piano di ammo- dernamento infrastrutturale, la cui elaborazione è frutto di un’attenta programmazione – spiega la Mularoni – che tiene conto dell’impatto in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale, designando un vasto e coerente riassetto progettuale del Paese”.

“Dall’opposizione il primo ad alzare la voce è Andrea Zafferani, che dalle fila di Civico 10 agita il salvadanaio e polemizza rispetto alla scelta di finanziare le infrastrutture “facendo debiti che si sommano ai 32 milioni finanziati per la liquidità dello Stato per la sua spesa corrente”. Quindi un appunto: “La Finanziaria diceva che ogni opera doveva essere accompagnata da una relazione con l’impatto sulla crescita per il Paese nel medio-lungo periodo, ma non c’è nessuna stima”.

A Zafferani risponde Luca Beccari, che dalle fila democristiane apre al confronto: “Con il doppio passaggio in Aula si crea una finestra di tempo per il confronto di maggioranza e opposizione, la mia proposta è quella di valutare in seconda lettura un emendamento che rimandi a un documento tecnico per indicare vantaggi e rapporti costi-benefici delle opere individuate”. Dalla maggioranza prende la parola anche Marino Riccardi, che dal Psd si dice “rammaricato perché 30 milioni non sono una cifra esagerata e per far ripartire il Paese forse occorreva qualcosa di più”.

Matteo Fiorini di Alleanza popolare, fa notare che “fino a qualche anno fa 30 milioni erano normalmente inseriti nella voce di gestione per le infrastrutture pubbliche messi a bilancio ogni anno”, e il segretario democristiano Marco Gatti: “Sono pochi- ammette- ma ci consentono di far partire più iniziative”.

Dall’opposizione fioccano comun- que commenti negativi. Dal movi- mento Rete Matteo Zeppa afferma che “qualche gru dislocata sul territorio non corrisponde allo sviluppo”, mentre la collega Elena Tonnini boccia l’iniziativa e prevede che le opere “avranno benefici solo tra decenni, mentre servono ricadute immediate nel sociale”. Critica anche Francesca Michelotti: “Siamo in piena bufera per la questione morale e il clima di sospetto del Paese inquinerà ogni iniziativa, anche le più nobili e le più sicure- afferma l’esponente di Sinistra unita- non siamo convinti che i poteri forti si siano messi a riposo”. Davide Giardi, La Tribuna