Nuovo allarme truffa! Ladra hi-tech col Pos nascosto nella borsa: microfurti a turisti con il “contactless”. Come difendersi

Un dispositivo Pos portatile, apparentemente innocuo, si è rivelato l’arma principale di una ladra seriale, arrestata dopo un furto in un bar ma sospettata di ben altro: la donna, 36 anni e con precedenti, nascondeva nella borsa un lettore di carte contactless con cui, secondo gli investigatori, sottraeva denaro ai passanti grazie a pagamenti invisibili e rapidissimi.

L’arresto è avvenuto a Sorrento dopo un colpo da 100 euro in un locale, ma a stupire i carabinieri è stato il ritrovamento, durante la perquisizione, di un terminale di pagamento contactless. Si tratta di uno strumento comunemente utilizzato da piccoli esercenti, ma che in questo caso sarebbe stato impiegato per compiere furti digitali. Il dispositivo era collegato a un conto bancario intestato, secondo gli investigatori, a un prestanome.

Le indagini puntano ora a ricostruire il numero di transazioni effettuate con questa tecnica, già nota in ambito internazionale con il nome di “pickpocketing 2.0”. Il funzionamento è semplice quanto insidioso: il terminale viene attivato con un importo minimo (spesso sotto i 10 euro), e una volta avvicinato a una carta contactless nel portafogli o nella borsa della vittima, può completare la transazione in meno di due secondi, senza richiesta di PIN né notifiche visibili immediate.

Le microtransazioni, per loro natura, passano spesso inosservate. E proprio su questo principio si baserebbe il sistema della truffatrice, già sospettata di aver colpito anche a Roma, in particolare in aree frequentate da turisti. Uno dei casi ricostruiti riguarda una serie di addebiti per un totale di circa 9.000 euro.

Nonostante la sofisticazione del metodo, esistono limiti tecnici. Il sistema NFC necessita di una distanza ravvicinata – circa 1-2 centimetri – e richiede l’impostazione manuale dell’importo entro una breve finestra temporale. Inoltre, la presenza di più carte o portafogli schermati può rendere inefficace il tentativo. Non va dimenticato che ogni operazione lascia una traccia: i terminali sono registrati e i movimenti monitorabili, il che consente alle forze dell’ordine di risalire facilmente all’origine.

Gli esperti di sicurezza raccomandano di proteggersi utilizzando portafogli con tecnologia RFID-blocker, conservando le carte in tasche interne o schermate, e tenendo alta l’attenzione in ambienti affollati. È possibile anche chiedere alla banca la disattivazione del contactless o la modifica delle soglie di pagamento automatico.

In caso di addebiti sospetti, è fondamentale agire tempestivamente: controllare l’estratto conto, segnalare la transazione all’istituto bancario e, se necessario, presentare denuncia. Ogni elemento può essere utile a identificare eventuali truffatori e prevenire nuovi episodi.

La vicenda di Sorrento, sebbene circoscritta, riaccende l’allerta su un fenomeno che, tra tecnologia e truffa, impone maggiore consapevolezza sui rischi legati alla comodità del pagamento contactless.