Un’accoglienza diffusa, fatta di piccoli nuclei sparsi nei comuni da preferire ad alberghi e strutture, più o meno dismesse,
che si trasformano in centri di accoglienza improvvisati. Cambia la filosofia dei servizi di prima accoglienza per i richiedenti asilo che approdano nel nostro territorio. E a dimostrarlo è il nuovo bando pubblicato dalla Prefettura, in scadenza il prossimo 4 aprile, destinato ad accogliere nel territorio provinciale fino a 1302 profughi (che possono salire a 1562 in caso di necessità) in attesa di inserimento nei centri del circuito Sprar. Il bando è diviso in due.
Il primo lotto (11,28 milioni di euro), riguarda l’accoglienza per otto mesi destinata a 1.097 migranti in strutture collettive da 10 a 50 letti. Nel secondo i posti sono 205, e sono previsti in appartamenti o civili abitazioni da 4 a 9 letti, con una base d’asta di 2,1 milioni di euro. La novità è che ci saranno sempre meno alberghi o strutture ricettive adattate per quella funzione, e più piccoli nuclei dislocati in appartamenti e civili abitazioni. Infatti la distribuzione dei richiedenti asilo non verrà più disposta dalla Prefettura, ma suddivisa tra tutti i comuni della provincia in proporzione alla popolazione residente come richiesto dall’Anci, in modo da evitare grandi concentrazioni di stranieri in un’unica località, facilitando sia l’accoglienza che l’integrazione. Con questo nuovo criterio Pesaro dovrà prepararsi ad accogliere fino a 266 nuovi arrivi, Vallefoglia 59, Cagli e Fermignano 34, Urbino 59, Urbania 28, Fano 200, Mondolfo 56, Colli del Metauro 49, Fossombrone 38 e così via. Confrontando il bando 2016 con quello 2017 si evidenzia poi che è più ampia la rosa dei partecipanti alla gara: oltre agli enti pubblici e del privato sociale, sono ammessi anche associazioni, enti ecclesiastici e fondazioni che abbiano nella propria ragione sociale l’assistenza alla persona, i titolari di strutture turistico-ricettive, in forma individuale, consorziata o di raggruppamento temporaneo d’impresa. Nel nuovo bando manca completamente la fornitura del servizio di formazione e riqualificazione professionale (evidentemente ci si è resi conto che solo il 10-15% dei soggetti otterranno lo status di rifugiati), ma è valorizzato l’insegnamento della lingua italiana, la cui frequenza diventa obbligatoria. Ma la differenza rispetto ai bandi precedenti, nota il consigliere Roberta Crescentini, è la necessità per i partecipanti alla gara di stipulare una polizza assicurativa che dovrà coprire tutti i rischi ed i danni. «L’amministrazione pubblica sarà sollevata da ogni conseguenza. Saranno dunque gli enti gestori a dover ripagare gli eventuali danni. – osserva l’esponente di Solo Pesaro – Questa è l’autentica rivoluzione». Il Resto del Carlino