Solo lo 0,24% delle operazioni sospette segnalate dagli intermediari agli Uffici finanziari, hanno riguardato lo scudo fiscale. Uno dopo l’atro stanno candendo tutti veli d’ipocrisia sull’operazione scudo fiscale. I furbi ne hanno approfittato e gli onesti, ancora una volta, sono stati gabbati.
Alvaronel suo libretto “L’Italia rinunzia?” descriveva un lato non certo edificante del nostro “carattere” nazionale. Lo scudo fiscale e le sue conseguenze di carattere etico, morale ed economico, ben si incardinano in questo poco consolate tratto distintivo del nostro Paese.
ITALIANI, BRAVA GENTE – Appena qualche giorno fa, noi di Giornalettismosiamo stati tra i primi a fornire i minuziosi dati della Banca d’Italia che smentivano, in modo clamoroso, i numeri forniti precedentemente dal Ministero dell’Economia e dall’Agenzia delle Entrate. Solo il 41% dei capitali “scudati” sono effettivamente ritornati in Italia per essere rimessi nel nostro circuito economico. Il restante, invece, continua a stazionare ancora all’estero. In poche parole, la maggior parte di chi deteneva quei capitali comunque illecitamente “occultati” al Fisco; gente che, codice di procedura penale alla mano, ha commesso un reato che va sotto il nome di “esportazione illecita dei capitali”, ha sì usufruito della possibilità di “ripulire” quei soldi ma, allo stesso tempo, si è guardata bene dal riportarli nel nostro paese, di reinvestirli nel nostro ciclo produttivo e di contribuire così, sia pure indirettamente, alla nostra ripresa economica. Ingratitudine? Certo, del resto cosa aspettarsi da parte di chi, sino ad ieri, ha frodato lo Stato e, di conseguenza, tutti gli altri contribuenti onesti?
ERRARE È UMANO, PERSEVERARE È DI GOVERNO? – Ma c’è anche dell’altro. C’è l’incredibilepressappochismo del nostro governo che in sede di varo di questo provvedimento, diciamolo pure, odioso, si è invece prodigato a raccontare a mezzo stampa e tv, un’inesistente favola agli italiani: ovvero, che lo “scudo” per quanto esecrabile era necessario. Con i suoi proventi si sarebbero migliorate scuole, università, pagati ammortizzatori sociali e quant’altro. Insomma, per i nostri governanti, lo scudo fiscale sarebbe stato la versione moderna, per quanto contabile, del vecchio “albero della cuccagna”. L’ultima dichiarazione, in ordine di tempo, proprio del ministroGiulio Tremonti dopo le polemiche dei giorni scorsi tra Bankitalia e governo, è quasi imbarazzante. Ha ripetuto, ancora una volta: “Lo scudo ha consentito di far rientrare 95 miliardi di capitali“. A cui, senza fornire dati, chiarimenti e precisazioni di sorta, ha fatto seguire il seguente dogma di fede: “Le regolarizzazioni sono state pari a circa 2 miliardi e i rimpatri a 93 miliardi: 93 più 2 fa 95 – ed è la cifra ufficiale confermata dagli uffici“. Gli uffici, evidentemente, continuano ad essere quelli dell’Agenzia delle Entrate i cui dati sono stati smentiti con dovizia di particolari e di cifre, come ricordato, dalla Banca D’Italia. Per la serie errare è umano, perseverare…
CRIMINAL MINDS? – “Nel 2009, delle oltre 21.000 operazioni sospette segnalate dagli intermediari agli Uffici Finanziari, solo una cinquantina hanno riguardato lo scudo fiscale“. Ad avanzare dubbi sui movimenti finanziari legati allo scudo fiscale è stato il capogruppo Pd incommissione Finanze della Camera, Alberto Fluvi, che pure ha evidenziato come sia divenuto così palese il rischio di riciclaggio per via di “denaro di dubbia provenienza“. Grida manzoniane della solita opposizione che non vuole “bene” al Paese? Non si direbbe, visto che Fluvi ha citato dati provenienti, anche questa volta, da Bankitalia. Fluvi, inoltre, ha aggiunto che “le precisazioni del Ministero delle Finanze in merito all’obbligo di segnalazione posto a carico degli intermediari sono arrivate dopo i termini del primo scudo fiscale“. Questo però, a detta del deputato del Pd, “produrrà effetti solo per il futuro e non per le operazioni di rimpatrio già effettuate“. Infatti, solo lo 0,24% delle segnalazioni fin qui avvenute ha riguardato lo scudo fiscale. “La Circolare del Ministero dell’Economia non chiarisce infine – ha affermato Fluvi – se vi sia l’obbligo di comunicare all’Archivio dei rapporti con operatori finanziari i dati fiscali relativi ai soggetti che dall’autunno scorso stanno utilizzando lo scudo fiscale. Nel 2007 – ha poi aggiunto – l’Agenzia delle Entrate aveva disposto, a carico degli intermediari l’obbligo di comunicazione alle autorità anche delle operazioni connesse allo scudo fiscale del 2001“. “Per il 2009 e il 2010 – conclude Alberto Fluvi –quell’Archivio non serve solo alle indagini di natura tributaria, ma anche a quelle di carattere penale“.
QUI C’È PUZZA DI BRUCIATO – Un ulteriore indizio dell’opacità dell’intera operazione, ci viene dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera che, in un incontro con gli studenti del Liceo Parini di Milano, organizzato per promuovere la “cultura finanziaria” a scuola, ha affermato di non essere a conoscenza del numero delle operazioni segnalate in ordine alle procedure di rientro dei capitali scudati. “Non lo so – ha candidamente dichiarato l’Ad – tutte quelle che bisognava fare” ha poi aggiunto. Noi, invece, grazie alla Banca d’Italia, l’abbiamo saputo dalla bocca del suo Governatore, Mario Draghi in occasione della presentazione della sua relazione, al Forex di Napoli. Draghi, aveva definito “esiguo il numero di circa 50 segnalazioni di possibili reati connessi alla regolarizzazione dei capitali all’estero provenienti dall’intero sistema bancario“. Strano eppure avremmo giurato di aver visto a Napoli pure il dottor Passera… Sta di fatto, comunque, che le banche non avrebbero avvisato chi di dovere sulla provenienza dei capitali che loro stesse stavano “riciclando” e rimettendo in circolo. Un altro favore ai soliti ignoti (almeno agli occhi del nostro Fisco), si direbbe, vero?