Occhi sul Cinema, precisazioni da parte del Dicastero Cultura

L’Ufficio Attività Sociali e Culturali, a seguito delle rimostranze e invettive rivolte attraverso i mass media da  Pierpaolo Loffreda, riguardanti il mancato rinnovo delle  sua consulenza ritiene  quantomeno doveroso chiarire  la dinamica dell’avvenuto e rettificare  alcune dichiarazioni inesatte.

Innanzitutto, a seguito delle disposizioni di legge non vengono autorizzate  dal Congresso di Stato consulenze continuative se non ritenute assolutamente necessarie e debitamente circostanziate; attualmente sono previste solamente quelle  rinnovabili annualmente.

Il prof. Loffreda è stato curatore per ben 18 anni consecutivi della rassegna cinematografica Occhi sul Cinema ed era titolare di una convenzione annua decaduta  nel mese di dicembre 2010.

Già nello scorso esercizio finanziario la precedente direzione dell’Ufficio Attività Sociali e Culturali era stata chiamata a relazionare agli organismi competenti, per motivare il perseverare del rapporto di consulenza considerato anomalo.

Nell’anno corrente, a seguito della recente finanziaria  che ha comportato considerevoli tagli  di   bilancio dei nostri capitoli di spesa è stato necessario procedere ad una riduzione sistematica delle uscite.

Il Segretario di Stato per la Cultura Romeo Morri, confrontandosi con i responsabili dell’Ufficio ha ritenuto di non rinnovare la convenzione, reputando che all’interno della Pubblica Amministrazione potessero trovarsi risorse umane in grado di gestire autonomamente il comparto cinematografico così come era già avvenuto per la Stagione Teatrale.

La rassegna di cinema d’autore pertanto non verrà affatto a cessare ma sarà parte di un complessivo piano di ristrutturazione e potenziamento del comparto cinematografico che vedrà, come già annunciato, anche la riapertura del Cinema Concordia di Borgo Maggiore oltre ad altri progetti ancora in elaborazione.

Riteniamo  pertanto le parole di Loffreda  essere pretestuosi attacchi ed infondate dichiarazioni che ledono la professionalità di questo ufficio e la correttezza che fin’ora aveva sempre contraddistinto il rapporto intercorso.