L’intesa sul nome del possibile nuovo presidente del Consiglio è stata raggiunta. Il leghista Molteni: “Magari il premier era a quel tavolo”.
Ancora poche ore e ci sarà un governo. Ovviamente se il capo dello Stato, Sergio Mattarella, darà il via libera. L’appuntamento è per questo pomeriggio. Alle 16.30 il capo dello Stato vedrà i capigruppo grillini Danilo Toninelli e Giulia Grillo, che saranno accompagnati da Luigi Di Maio. Alle 18, poi, toccherà, alla delegazione del Carroccio con i capigruppo Gian Marco Centinaio e Giancarlo Giorgetti e il leader Matteo Salvini. “Per rispetto delle prerogative del capo dello Stato sarà presentato il nominativo unico e secco- ha annunciato Nicola Molteni – unitamente al nome verrà presentata anche la bozza di contratto che sarà la base programmatica, la Bibbia rispetto alla quale il nuovo governo, se nascerà, troverà i dettami politici su cui muoverà i passi”.
Il nome del premier
La carta della premiership per ora resta coperta. Al termine di una giornata che ha visto le due delegazioni ancora riunite al Pirellone per lavorare alla stesura del contratto di governo, Di Maio e Salvini hanno chiamato il Quirinale e informato la presidenza della Repubblica di essere pronti a riferire sull’esito del confronto. “I leader di M5S e Lega – trapela dal Colle – non hanno ancora indicato nomi”. Del possibile nuovo presidente del Consiglio si conosce per ora solo l’identikit. “Sempre politico, mai tecnico”, assicura Di Maio dopo l’incontro con Salvini avvenuto nello studio del commercialista grillino Stefano Buffagni. Per il leghista Molteni Salvini e Di Maio, il nome ce l’hanno eccome. “Se non fosse stato così non avrebbero chiamato il capo dello Stato dicendogli di essere pronti a salire al Colle e a conferire – spiega il parlamentare del Carroccio ai microfondi di Agorà – il premier rischia di essere marginale, con un programma già scritto? Io credo che sia stato coinvolto”. Poi dice: “Magari era anche seduto a quel tavolo… non date tutto per scontato”.
La squadra di governo
Dopo la parentesi meneghina i riflettori si spostano sulla Capitale, dove gli sherpa delle due forze politiche tornano a vedersi per chiudere il “capitolo” sul contratto di governo. Intanto, continua a tenere banco il toto-ministri. “Di Maio e Salvini – fanno sapere fonti interne ai due schieramenti – avranno un ruolo fondamentale, indipendentemente dalla loro presenza nell’esecutivo”. I dicasteri di Giustizia, Economia, Esteri e Difesa potrebbero andare a personalità pentastellate. Non è un mistero, invece, l’interesse nutrito dalla Lega per ministeri come Interno, Sviluppo economico, Agricoltura e Welfare. Per Giorgetti si parla del ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre Salvini starebbe ancora valutando l’opportunità di accettare il Viminale. Per la Difesa, invece, sarebbe in campo Giacomo Stucchi, ex numero uno del Copasir, già senatore leghista di lungo corso, conoscitore del Palazzo e apprezzato dagli ambienti della Difesa. Il giornale.it