Omicidio al Conad di Misano, la richiesta per Paulin Nikaj. ”E’ stata una vera esecuzione. Ergastolo ed isolamento per il killer”

foto-omicidioo«E’ stata una vera e propria esecuzione, aggravata dalla premeditazione, in più dai motivi abbietti ed in presenza della moglie e dei figli piccoli della vittima. Per questo chiedo per l’imputato Nikaj l’ergastolo e l’isolamento diurno per sei mesi, nonchè il sequestro conservativo dell’auto per il risarcimento delle parti civili». La requisitoria del pubblico ministero, Marino Cerioni, è durata due ore. Due ore nelle quali il pm ha ricostruito quel 17 marzo del 2014 quando l’albanese Paulin Nikaj con sette colpi di pistola freddò nel parcheggio del Conad Rio Agina a Misano Adriatico il connazionale Nimet Zyberi di 26 anni, davanti alla moglie incinta ed ai due figlioletti di pochi anni.
«Traspare dalle intercettazioni ambientali, dalla confidenza fatta alla moglie la volontà di voler uccidere Zyberi–ha spiegato il pm–, ha acquistato anzitempo una pistola, prima ancora di quelle minacce che l’imputato ha raccontato di aver subito–.Tutto porta alla premeditazione, anche il fatto di essere tornato a casa a prendere quella stessa pistola e poi fare fuoco, incurante di una donna incinta e dei figli piccoli della vittima. E’ stata un’esecuzione vera e propria». Secondo i riscontri investigativi, tutto sarebbe nato da una lite avvenuta qualche settimana prima tra lo stesso Nikaj ed uno dei fratelli della vittima, rimasto ferito con una bottigliata. Temendo una vendetta trasversale anche contro la sua famiglia, Nikaj avrebbe iniziato a girare armato. E quel 17 marzo l’imputato e la vittima si incontrarono proprio nel supermercato Conad a Misano. Stando ai difensori di Nikai, gli avvocati Cesare e Roberto Brancaleoni, l’imputato dopo aver discusso con Zyberi che lo avrebbe in un primo momento minacciato: ‘Ti brucio vivo’, avrebbe impugnato l’arma per difendersi. Paulin NikajSempre stando alla difesa, Nikaj avrebbe visto il connazionale andargli incontro con una bomboletta spray e temendo una vendetta con il fuoco, gli avrebbe sparato. Poi la fuga in Svizzera, aiutato dalla sua rete di parenti ed amici albanesi. E ieri hanno anche parlato gli avvocati delle parti civili, della moglie e dei figli della vittima ( avvocato Torquato Tristani), dei fratelli (Stefano Caroli e Cristiano Basile) che hanno ribadito ‘la crudeltà e la premeditazione dell’omicidio’ chiedendo per Nikaj il massimo della pena. (…) Il Resto del Carlino

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