Omicidio Alatri, il pestaggio in tre fasi con manganelli e tubolari. Parenti di uno dei fermati lasciano il paese

“Abbiamo raccolto molti indizi ma c’è ancora molto da investigare”. Lo dice il procuratore capo della Repubblica di Frosinone, nel corso della conferenza stampa di oggi. Giuseppe De Falco sottolinea che il fermo di due indagati per l’omicidio del ventenne Emanuele Morganti,ad Alatri, non sono un punto di arrivo ma di partenza. L’assurda esplosione di violenza fuori dal circolo “Mirò” di piazza Regina Margherita non convince gli inquirenti, che si stanno così concentrando sul movente. Intanto i familiari di uno dei due fermati sono stati costretti a lasciare il paese per le minacce ricevute.

Emanuele Morganti si era recato venerdì sera nel circolo Arci con la fidanzata. Nel locale un banale litigio con un coetaneo di nazionalità italiana – dunque non albanese come emerso inizialmente – per chi dovesse prendere per primo un cocktail. Fuori da locale l’inferno. Emanuele è stato accerchiato dal branco e massacrato di botte. Un pestaggio in tre riprese. Dopo la prima aggressione, infatti, il ventenne era  tornato al “Mirò”, forse a prendere la fidanzata. Erano le due di sabato. Calci, pugni e infine, mentre lo studente era a terra, i colpi fatali sulla testa, inferti con un manganello e un tubolare. Armi quest’ultime che gli investigatori ancora non hanno trovato. Un pestaggio feroce andato avanti per 10-15 minuti. Tanto che il corpo esanime dello studente sarebbe stato anche trascinato sull’asfalto e, come poi riferito dallo zio della vittima, coperto di sputi dagli aggressori.