Padre Graziano tra dolori e pensieri in carcere. Ogni tanto si sorregge con le stampelle per i dolori che gli procura la gotta. L’altra notte ha sofferto di coliche e dopo il disturbo ha saltato l’udienza in tribunale (anche se il suo avvocato sospetta che abbia firmato la rinuncia senza sapere cosa faceva). Assume dei farmaci, si cura. L’immagine dell’uomo sembra lontana da quella del prete baldanzoso, esuberante con appeal sulle donne (46 anni ancora da compiere). E soprattutto Gratien Alabi mai come in questo momento è di fronte ad un bivio cruciale.
Il punto della situazione è questo. Il sacerdote accusato di aver ucciso la parrocchiana Guerrina Piscaglia ha chiesto di parlare al pm Marco Dioni (cosa mai fatta prima). L’interrogatorio era in programma il 28 luglio, ma è saltato per la morte di Giancarlo Dioni, storico cancelliere del tribunale di Arezzo, babbo del sostituto procuratore che conduce l’inchiesta sul caso di Cà Raffaello. La nuova data deve essere fissata. Forse a inizio agosto, forse a fine agosto. In ogni caso le parole di padre Graziano (che si dichiara innocente) saranno per lui decisive e nessuno sa cosa potrà dire. Tutto dipende da lui. Il punto di partenza è che non può dichiararsi estraneo alla vicenda, per troppi motivi e per troppi indizi.
Quindi le cose saranno due: o spiega che tipo di ruolo ha avuto quel primo maggio nell’allontanamento/scomparsa/omicidio di Guerrina. Oppure indica con precisioni la terza persona o le terze persone che hanno portato via o ucciso la Piscaglia. Intanto davanti al gip Piergiorgio Ponticelli si è tenuta l’udienza per l’incidente probatorio.
Elementi di contorno. Sentito il boscaiolo gahanese Romeo che ha raccontato di aver prestato al pizzaiolo etiope Dawit il cellulare (aveva esaurito il credito) per tentare di chiamare il numero dal quale gli erano giunto un sms (“Non mi hai risposto sono andata via col marocchino di Gubbio”). Era uno dei messaggini depistatori partiti dal cellulare di Guerrina (ore 17.20). Non ebbe risposta. Il pizzaiolo Dawit ha perso il treno a Roma e sarà interrogato giovedì 30 luglio sui rapporti con la Piscaglia. A telefonargli pare fosse effettivamente il figlio Lorenzo che aveva bisogno di compagnia e cantava al cellulare. Corriere di Arezzo