Condanna a 30 anni di carcere in abbreviato per Manuel Foffo, uno dei due trentenni accusati dell’omicidio di Luca Varani, il giovane ucciso lo scorso 4 marzo in un appartamento al Collatino, durante un festino a base di alcol e droga. La decisione è stata presa dal gup Nicola Di Grazia, che al termine della stessa udienza tenutasi oggi a piazzale Clodio ha disposto anche il rinvio a giudizio di Marco Prato. Per entrambi gli imputati è stata esclusa la premeditazione e l’aggravante dei futili motivi. Foffo dovrà anche pagare una provvisionale di 200mila euro ai genitori di Varani, in attesa del processo civile che dovrà stabilire l’entità esatta del risarcimento dovuto al padre e alla madre del ragazzo ucciso.
Ucciso dagli amici dopo un festino a base di alcol e droga a Roma
Con la sentenza di oggi le vicende giudiziarie dei due amici si separano definitivamente. Foffo, che ha scelto un rito alternativo, potrà eventualmente ricorrere in appello, mentre per Marco Prato, difeso dall’avvocato Pasquale Bartolo, il processo ordinario comincerà il prossimo 10 aprile davanti ai giudici della Corte d’Assise. Il pm Francesco Scavo, aveva sollecitato una pena di 30 anni di reclusione per Foffo: la più alta che il magistrato potesse sollecitare in considerazione del rito scelto dall’imputato.
“Sono amareggiato, non è giustizia piena. Questi omicidi non possono essere giudicati col rito abbreviato”, ha dichiarato il padre di Luca Varani riferendosi al fatto che l’abbreviato ha permesso a Foffo la riduzione di un terzo della pena mentre col rito ordinario avrebbe rischiato l’ergastolo. “Non c’è motivo, in base alle carte, che possa giustificare questa decisione. La premeditazione secondo me c’è”, ha detto l’avvocato Andrea Florita, che assiste i genitori di Luca Varani, “il giro in macchina, l’invito a Luca, sono elementi che secondo me mostrano la premeditazione. Appena entrato nell’appartamento – ha aggiunto Florita – c’era l’intenzione di ucciderlo”.
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, nell’atto di chiusura, Foffo e Prato “dopo aver fatto entrambi ripetuto uso di sostanze alcoliche e stupefacenti nei giorni antecedenti l’evento e dopo essere usciti di casa nella mattina del 4 marzo ed aver girato in macchina per le vie di Roma alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere o comunque da aggredire al solo fine di provocargli sofferenze fisiche e togliergli la vita” avrebbero fatto rientro nell’appartamento di Foffo, dove avrebbero contattato Varani con un messaggio, invitandolo a raggiungerli per un incontro. Giunto nella casa di via Igino Giordani, avrebbero fatto denudare il ragazzo “sul presupposto di
ottenere una prestazione sessuale” e, dopo averlo stordito con una massiccia dose di Ghb, lo avrebbero aggredito selvaggiamente. I due indagati avrebbero quindi provato a strangolare Varani con una corda di nylon al collo per poi ferirlo a morte con oltre 100 colpi di martello e di coltello.
Nell’udienza preliminare, che si è svolta come di prassi a porte chiuse, contro gli imputati sono stati ammessi parti civili i familiari di Varani e anche la sua ex fidanzata. Repubblica.it