On.Eugenio Duca parla del futuro del porto di Ancona

“E’ in corso da tempo un confronto molto ampio sul futuro del Porto di Ancona. Tre riflessioni che potrebbero arricchire le analisi e le proposte”. Così l’ex Deputato, On. Eugenio Duca.Il dibattito domestico, finora a mio avviso, non affronta:1) cosa è e a che cosa serve un porto. Un porto è una struttura naturale o artificiale posta sul litorale marittimo o sulla riva di un lago o di un corso d’acqua, atta a consentire l’approdo e l’ormeggio a imbarcazioni e mezzi marittimi, e la loro protezione dalle avverse condizioni del mare. Ha pure la funzione di consentire e facilitare il carico e lo scarico di merci e l’imbarco e lo sbarco di persone. Mi limito ad osservare che la modifica di destinazione delle banchine 2, 3 e 4, da operazioni portuali merci a operazioni portuali passeggeri, proposta dall’A.P., ha suscitato la delusione di alcuni che avrebbero voluto una destinazione diversa: senza navi. Ma un porto senza navi è come un lago senza acqua.

2) Quali funzioni lo Stato assegna ai porti di seconda categoria, classi I, II e III (come quello di Ancona – Falconara): commerciale; industriale e petrolifera; di servizio passeggeri; peschereccia; turistica e da diporto. Funzioni che sono necessarie al Paese, al territorio locale, nazionale e internazionale. Indispensabili all’economia e allo sviluppo delle attività manifatturiere, del commercio e del turismo, della pesca e per l’approvigionamento delle materie prime e delle risorse energetiche. Funzioni che producono introiti significativi allo Stato. Ad esempio l’IVA generata dai porti rappresenta il 4% del PIL in Italia. Il porto di Ancona – Falconara è l’ottavo dei porti italiani e lo scorso anno ha ricevuto dallo Stato, in ossequio all’avvio dell’autonomia finanziaria delle A.P. (l’uno per cento del generato), pari a tre milioni di euro.

3) Chi governa i porti di proprietà statale come quello di Ancona – Falconara. La legge 84/94 affida la competenza “statale” all’autorità portuale di Ancona. Gli organi dell’Autorità portuale sono il Presidente, il Comitato portuale, il segretariato generale; il Collegio dei revisori dei conti. Sono compiti degli organi dell’A.P. una molteplicità di funzioni e tra queste: l’adozione del piano regolatore portuale; provvede al coordinamento delle attività svolte nel porto dalle pubbliche amministrazioni, nonchè al coordinamento e al controllo delle attività soggette ad autorizzazione e concessione, e dei servizi portuali; amministra le aree e i beni del demanio marittimo compresi nell’ambito della circoscrizione territoriale, sulla base delle disposizioni di legge in materia; rilascia le autorizzazioni e le concessioni dterminando l’ammontare dei relativi canoni nel rispetto delle disposizioni contenute nei decreti del MIT ; approva il bilancio preventivo, obbligatoriamente in pareggio o in attivo, le note di variazione e il conto consuntivo. A tale proposito la legge prevede che con decreto del MIT vengono disposti la revoca del mandato del Presidente e lo scioglimento del Comitato portuale qualora il conto consuntivo evidenzi un disavanzo. Penso che la critica rivolta da Pasquini al Consiglio regionale Marche per aver individuato le funzioni da attribuire all’ex Istituto Nautico siano ineccepibili in quanto, nel caso specifico la competenza è esclusivamente del Comune proprietario del bene. Coerentemente anche gli altri interlocutori dovrebbero astenersi dal voler imporre all’A.P. (cioè allo Stato), le proprie volontà su beni che sono molto costosi e che devono “rendere” altrimenti le responsabilità ricadono sugli organi di governo dell’A.P. Oppure si pensa che l’A.P. (lo Stato italiano) dovrebbe destinare le aree e i beni del demanio marittimo ad uso gratuito? E magari farsi carico delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria? Nonchè l’illuminazione e la sicurezza?

Se non si parte dai dati fondamentali, a mio avviso, si rischia di creare false aspettative e di pregiudicare il raggiungimento dell’obiettivo primario: il recupero del disegno Vanvitelliano del Porto dalla Lanterna alla Mole e, in una prima fase, dal Varco S. Primiano alla Rotonda e alla Lanterna. Sono trascorsi otto anni dalla proposta di costituire una società di scopo proprio per quell’obiettivo ma la proposta attende ancora una risposta dagli Enti Pubblici. Non va bene quello strumento? Si pensa ad altri strumenti?

Quello è stato ipotizzato (copiando da altre esperienze che hanno funzionato in altre città portualità Italiane e europee). Spero che si possa realizzare una comunità di intenti anche sugli strumenti che non sono il fine bensì, il “mezzo” per raggiungere gli obiettivi.

On. Eugenio Duca