‘Scrive il Commissario della legge avv. Antonella Volpinari nella richiesta di informazioni finanziarie su Paride Andreoli e famiglia:
‘L’affare della vita di Paride Andreoli e famiglia”, il cursus honorum di Paride Andreoli –
E’ il 12 Luglio 2001 quando Paride Andreoli assurge alla carica di Segretario di Stato per il Commercio, Turismo, Sport. Fin dal 1988 Andreoli sedeva nel Consiglio Grande e Generale eletto nelle fila del Partito Socialista.
Un mese dopo la sua nomina, il Congresso di Stato muta orientamento, abbandonando l’idea di realizzare il centro uffici nell’area ex Grey & Grey perchè ”Ambrogio Rossini ha presentato una proposta-progetto alternativa interessante sia sotto l’aspetto economico-finanziario sia come intervento edificatorio maggiormente articolato e funzionale e più confacente sotto l’aspetto architettonico’ (delibera 7 del 27.08.2001).
Si inaugura così la stagione delle delibere valutative, prive di contenuto tecnico non sorrette da alcun elemento concreto. L’arbitro viene semplicemente mascherato attraverso formule stereotipate non supportate da riscontri concreti.
Constestualmente alla delibera in questione, Paride Andreoli viene raggiunto da una pressante richiesta. Lo stesso Ambrogio Rossini, attraverso Luigi Moretti, è interessato all’acquisto del terreno su cui insiste la casa di proprietà del suocero. Si tratta di un terreno di 500 mq. su cui è edificata una costruzione divisa in appartamenti e negozi di proprietà del suocero Nazzareno Volpinari e (in misura ridotta) di altri familiari.
Tenendo conto dei prezzi per l’acquisto dell’area limitrofa (5.600 mq valutati 2.200.000.000 euro nel 1998, poi ”gonfiati” sino a 6 miliardi e 850 milioni di lire nel 2000), il valore della particella appartenente al suocero di Paride Andreoli oscilla tra i 200 ed i 650 milioni di lire.
Paride Andreoli però ha fiutato l’affare: ”Ci furono vari incontri tra suo suocero, sua moglie e Lividini da un lato e Ambrogio Rossini da un altro. Talvolta partecipava anche Andreoli ed era presente anche il tecnico incaricato da Ambrogio Rossini, ossia l’Arch. Luigi Moretti. Inizialmente Andreoli aveva una certa resistenza a vendere l’appartamento perchè lo aveva appena sistemato.
Cominciò a pensare a questa possibilità quando gli venne fatto presente che sarebbe stato realizzato un complesso immobiliare adibito ad uffici. Il suocero da parte sua, non aveva nessuna intenzione di vendere. Gli incontri si susseguirono per varie settimane. Ci furono proposte e controproposte.
Alla fine proposero un prezzo di 5 miliardi di lire. Rossini accettò, ma poco dopo chiese di permutare una parte del prezzo in immobili. In definitiva, una parte del prezzo concordato sarebbe stato pagato con denaro e l’altra parte con cessioni immobiliari nel complesso che Ambrogio Rossini voleva edificare”.
Anche considerato il valore artatamente maggiorato dell’area adiacente, il terreno di famiglia sarebbe costato, al mq, 10 volte di più. Ciò tuttavia non era sufficiente. La documentazione ad oggi acquisita delinea le modalità attraverso le quali, Paride Andreoli si fece riconoscere il contributo prestato per l’approvazione degli atti amministrativi concernenti l’operazione immobiliare Centro Uffici, le cui caratteristiche sono state già descritte.
Il cursus honorum di Paride Andreoli subì una svolta proprio in parallelo con il mutare dei propositi immobiliari del Congresso di Stato. Per incentivare un fattiva collaborazione di Paride Andreoli, in data 20.11.2011, viene raggiunto un accordo (formalizzato in una scrittura privata) con il quale Ambrogio Rossini assunse obbligazioni capestro, che, invece, Paride Andreoli ha descritto come un buon affare (ovviamente per se): ”tenuto conto delle diverse dimensioni delle unità della costruzione in cui abitavo, si stabilì che mio suocero e mia moglie sarebbero stati pagati, una parte in contanti ed una parte tramite permuta. Invece Loris Lividini avrebbe ricevuto soltanto una unità immobiliare in permuta. In forza di questo accordo mia moglie ricevette 312.500.000 di lire, due uffici ed un appartamento nel Centro Uffici, con gli annessi garage e posti auto. In aggiunta a questo ricevette inoltre un appartamento a Valdragone quale indennizzo per le spese di ristrutturazione affrontate pochi anni prima. Mio suocero ricevette una parte del prezzo in contanti, ossia 1.250.000.000 di lire che poi diede alle figlie Cinzia e Franca. Penso che abbia dato i soldi alla figlia Cinzia che poi ne ha versato una parte a Franca, ossia mia moglie. Quest’ultima ha restituito una parte dei soldi alla sorella Cinzia quando ha venduto gli immobili all’interno gli immobili all’interno degli Centro Uffici. Più in particolare queste tre unità immobiliari sono state vendute qualche anno dopo, non ricordo esattamente quando. In realtà gli immobili in questione non sono mai stati intestati a mia moglie perchè l’accordo prevedeva che in luogo della proprietà potesse essere ceduto il valore economico degli immobili.
E così effettivamente avvenne. Rossini si intestò le tre unità immobiliari e gli annessi garage e mia moglie ricevette l’equivalente in denaro. Una parte del denaro poi lo girò a mia cognata Cinzia, a conguaglio dei diritti a lei spettanti sulla proprietà di mio suocero. Il prezzo venne poi pagato da Rossini tramite libretti al portatore e forse qualche bonifico a favore di mia moglie. Poi mia moglie versò l’importo dei libretti sul suo conto, oppure li ha prelevati per le sue esigenze”.
Alla stregua delle scritture private che accompagnarono la lunga trattativa, emerge che a Loris Lividini venne consegnato un negozio di 180 mq. (tre posti auto e un box) per un valore di 1.073.200 euro. A Nazzareno Volpinari furono intestati due negozi (e due box) per un valore di 868.000 euro. A fronte di tali cessioni, Lividini e Nazzareno Volpinari subentrarono in un contratto di leasing per il quale avrebbero dovuto pagare 500 mila euro, ciascuno. – in base al contratto di leasing Loris Lividini e Maria Volpinari hanno ricevuto tre negozi, due autorimesse e due posti auto.
Tuttavia ne Lividini e ne Volpinari corrisposero il maxicanone iniziale e le rate periodiche che, al contrario, continuarono ad essere pagate da Ambrogio Rossini.
Nazzareno Volpinari, oltre alle unità immobiliari indicate, ricevette anche un pagamento in contanti di 1.250.000.000 di lire.
Franca Volpinari, moglie di Paride Andreoli e figlia di Nazzareno, ricevette 312.500.000 di lire in contanti. Le fu inoltre corrisposto il valore equivalente dei beni immobiliari che le erano stati ”promessi”, ma che non le furono intestati (un ufficio, un appartamento al piano mansardato con balcone e portico di 240 mq., tre box). Il valore di tali immobili venne quantificato nelle scritture private in 691.400 euro (a tale importo va sommato il valore dell’appartamento di Valdragone).
A completare le dazioni concorrono le ”penali” che Ambrogio Rossini dovette versare a fronte di un ritardo nella consegna degli immobili per 76.645 euro.
Pochi mesi dopo raggiunto l’accordo tra la famiglia Volpinari e Ambrogio Rossini si registra l’avveramento della condizione prevista nella scrittura privata. La Commissione Urbanistica, nonostante la ferma opposizione dei consiglieri di minoranza, ha approvato una variante di piano particolareggiato che consentiva ”ai beni immobili promessi in vendita” dalla famiglia Volpinari di assumere ”indici edificatori” più elevati.