
(ANSA) – TRIESTE, 06 MAG – Alle 21 del 6 maggio 1976, un
terremoto di magnitudo 6,4 durato un interminabile minuto,
preceduto da una scossa d’ avvertimento, distrusse un’ampia
parte del Friuli collinare, portando morte e dolore e colpendo
in particolare le province di Udine e Pordenone.
Anche stasera, come ogni anno da allora, alla stessa ora,
alle 21, sarà commemorato quel disastro con rintocchi di campane
a martello a Basaldella, a Bressa, Campoformido. Il presidente
della Regione, Massimiliano Fedriga, sarà a Gemona, la
cittadella medievale completamente distrutta che contò 400
morti. Tanti saranno gli incontri pubblici in vari comuni della
zona del sisma.
Furono circa mille i morti, oltre tremila i feriti, decine di
migliaia le persone rimaste senza casa. Da allora il Friuli non
sarebbe stato più quello di prima: i friulani chiamarono il
terremoto ‘Orcolat’, l’orco, ma senza spaventarsi giorno dopo
giorno ricostruirono l’intera regione secondo efficienti
principi che fondarono il “modello Friuli”. Alla tradizione
rurale e di montagna si è associato uno spirito di riscatto e
modernità che ha sviluppato una realtà produttiva, che annovera
punte industriali di avanguardia. (ANSA).
—
Fonte originale: Leggi ora la fonte