Orietta Ceccoli: “La denatalità è anche una questione culturale?”

Denatalità è oggi percepita come un serio problema demografico da tanti cittadini sammarinesi, è una parola molto usata nei congressi di partito, sindacali e nei dibattiti.

I dati della denatalità vengono osservati sotto diverse angolazioni: l’articolazione relazionale, economica, demografica, giuridica ed infine culturale. Taluni affermano che i dati della denatalità hanno cause culturali, ma non è stato dettagliato il significato di tale affermazione. Ho cercato di studiare che cosa significa dire che le cause della denatalità sono di tipo culturale. Fonti importanti si ritrovano negli studi di sociologia della famiglia (Chiara Saraceno, Manuela Naldini), in altri settori (Gudrun Kugler, OCSE) e durante il lungo processo di evoluzione storica.

La famiglia moderna si costruisce sui valori dell’affettività, sul sentimento d’amore della coppia, uomo e donna e sulle strategie educative dei figli. Questa realtà è diversa dalla vecchia famiglia tradizionale che era invece diretta dai criteri delle alleanze e convenienze.

Quindi la famiglia moderna in Occidente può essere definita la famiglia dei sentimenti e dell’educazione. La maternità presuppone il ruolo della donna quale madre biologica, educatrice della prole e persona educata ad essere madre.

Nel percorso della modernità, accanto all’evoluzione dell’istituto familiare, si sviluppa la cultura di limitazione delle nascite e nella prima transizione demografica avviene la prima rivoluzione contraccettiva, durante la quale si adottano forme di contraccezione naturale (coito interrotto maschile) e nei rapporti di coppia prevale l’etica del rispetto in sostituzione al predominio del piacere. La prima transizione demografica si caratterizza per lo sfasamento temporale dei due dati, prima cala la mortalità e in parallelo la natalità diminuisce più lentamente. Tale sfasamento produce l’esplosione delle popolazioni nazionali e della popolazione mondiale durante la 1° rivoluzione industriale.

La fase successiva è stata definita procreazione controllata: la programmazione dei figli diventa la strategia della coppia che libera la donna dalla funzione di riproduzione biologica, parte il controllo della fecondità, e viene amplificato il ruolo femminile di cura e di promozione dei figli.

Segue la fase della procreazione intenzionalemente decisa, cioè la coppia valuta i costi e benefici della procreazione, e sostituisce la famiglia produttiva e feconda della tradizione agricola, ove i figli sono una risorsa famigliare, con una procreazione voluta e condivisa.

Dal 1950 comincia a ridursi la fecondità in molti paesi europei, in Italia il declino è lento fino al 1974, e continua a diminuire fino ai nostri giorni.

Nei vari paesi europei il rapporto tra occupazione femminile e i tassi di fecondità cambiano in relazione alla presenza dei servizi sociali per l’infanzia (asili nido, scuole materne ed altro). Gli Stati in cui le donne lavorano, ma possono godere di numerosi ed efficienti servizi per l’infanzia, il numero dei figli aumenta, così pure la loro popolazione.

Alla prima rivoluzione segue la seconda rivoluzione contraccettiva (di carattere chimico, la pillola, di carattere meccanico, la spirale e il diaframma ed altro), che porta ad una seconda transizione demografica, la natalità è bassa e la mortalità è bassa, per cui si assiste in Occidente alla lenta diminuzione della popolazione e al suo progressivo invecchiamento. All’interno della coppia si ha un cambio di mentalità: LA PROCREAZIONE DEI FIGLI AVVIENE PER SCELTA OPPURE SI SCEGLIE DI NON AVERE FIGLI (fenomeno del chilfree). Inizia così il fenomeno demografico della DENATALITÀ.

Questa fase è stata chiamata, procreazione per scelta, nella quale agiscono due agenzie: la scuola, come agenzia formativa, il lavoro femminile, in qualità di agenzia professionale,

Dobbiamo prende atto che i sistemi contraccettivi hanno portato alla divisione tra sessualità e procreazione e mentre nella prima rivoluzione contraccettiva, era l’uomo che controllava la sessualità e la procreazione, nella seconda rivoluzione questa facoltà è traslata alla donna.

Sulla decisione di fare figli incide anche la correlazione tra l’organizzazione del lavoro e l’organizzazione familiare. L’introduzione e la flessibilità di taluni istituti contrattuali (orario, ferie, permessi, part time, smart working) facilitano la conciliazione tra impegno familiare e impegno professionale. Nello stesso tempo il livello delle qualifiche lavorative incidono sulla continuità o discontinuità temporale delle donne in ambito lavorativo.

Il problema della sterilità viene affrontata sul piano scientifico e di relazione di coppia attraverso la fecondazione assistita omologa (la coppia ha un figlio geneticamente proprio), dalla fecondazione assistita eterologa (la coppia utilizza gameti da donatori) e la maternità surrogata (avere un figlio separando la gestazione dalla maternità). In questa epoca diventa imperativo il motto: genitori ad ogni costo! La risoluzione del Parlamento europeo del 24 giugno 2021 esorta gli Stati membri a rimuovere ogni discriminazione nell’accesso alle tecniche di procreazione assistita nei confronti delle donne single.

La famiglia oggi è la principale fonte di redistribuzione del reddito e di erogazione di cure.

Il livello di vita dipende dalla quantità di reddito familiare, dal potere d’acquisto e dalla dimensione della famiglia da mantenere. Ne consegue che i consumi familiari si uniscono ai consumi individuali. Gli Stati che erogano aiuti pubblici alle famiglie in relazione al loro numero e scala generazionale, mi riferisco agli aiuti alle giovani coppie (reddito, casa, servizi) creano minori diseguaglianze sociali.

Fino agli anni ’80 il rischio povertà delle famiglie riguardava gli anziani, oggi sono più fragili le famiglie monogenitoriali, le famiglie numerose e gli anziani soli. Nello stato di povertà queste famiglie diminuiscono i loro consumi oppure si indebitano. La povertà economica delle famiglie e delle persone si accompagna spesso alla povertà culturale, relazionale e si trasmette tra le generazioni.

Ricerche europee e della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OCSE) hanno messo in evidenza ulteriori cause sulla denatalità:

La mancata valorizzazione della maternità in ambito istituzionale e sociale (i paesi che adottano pratiche di valorizzazione della maternità hanno indici di natalità elevati es. Georgia e Mongolia). Anche a San Marino si comincia a riflettere sulla maternità quale valore sociale da tutelare.

La demografia quale obiettivo politico di primaria importanza (studiare gli impatti sulla struttura sociale, infrastrutture, forza lavoro, pensionamento, vecchiaia, salute, finanze statali e sicurezza). Positiva la decisione sammarinese di istituire la Commissione di studio sulla demografia.

Rivitalizzare il credo religioso, che poggia sul messaggio, andate e molteplicatevi, e respinge le tesi maltusiane e internazionali di essere in presenza di un eccesso della popolazione globale rispetto alle risorse naturali. Tali teorie maltusiane quando sono condivise, incidono all’interno di molti Stati sulla denatalità.

La stessa OSCE ha demolito nel recente report (ampio è il contributo della demografa austriaca Gudrun Kugler) la tesi sostenuta dalle forze progressiste e da illustri esponenti delle gerarchie cattoliche, secondo cui l’ingresso di stranieri è la medicina per guarire dalla catastrofe demografica. Tra gli economisti che con grande passione sostengono il contrasto alla denatalità merita menzione Ettore Gotti Tedeschi (La culla vuota della civiltà).

Giunti a questo punto si dovrebbe procedere alla indicazione di cosa fare in contrasto alla denatalità sul piano culturale, fiscale, di aiuti economici, di interventi di cura ed anche giuridici, per aggiornare la nostra legislazione sia all’interno del diritto di famiglia che dei diritti civili e sociali. Tutto ciò potrà essere il contenuto di un successivo commento. Lo studio di queste cause mi ha fatto ripercorrere le mie vicende personali, come moglie, madre e cittadina e ho trovato la riflessione molto utile in coincidenza della festa della donna.

Riceviamo e pubblichiamo – Orietta Ceccoli