Due cadaveri fatti sparire nel nulla, occultati. E il test del Dna, la prova chiave per risolvere un giallo che dura da trentacinque anni. Il primo punto fermo potrebbe arrivare già questo pomeriggio, quando gli agenti della Scientifica comunicheranno ai magistrati se i resti trovati nel pavimento della cappella di Villa Giorgina, sede della Nunziatura Apostolica, in via Po, a Roma, siano di una o due donne. Il punto di partenza di un’inchiesta importante, definitivamente archiviata dalla Cassazione due anni fa, ma mai dimenticata dai familiari e ora riaperta grazie a un ritrovamento choc: quella sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana sparita a 16 anni nel 1983, a un mese di distanza da Mirella Gregori, 15 anni.
Sarà l’esame del Dna a stabilire se le ossa trovate da quattro operai, in parte sotto al pavimento e in parte murate nel battiscopa della cappella, siano delle due adolescenti. Gli accertamenti inizieranno oggi, e già nel pomeriggio la Scientifica potrebbe comunicare al procuratore aggiunto Francesco Caporale e al pm Francesco Dall’Olio, titolari del fascicolo aperto per omicidio, il sesso delle vittime. Nei prossimi giorni, invece, arriveranno i risultati degli esami sui denti e, soprattutto, gli esiti del test genetici, per stabilire una volta per tutte se i resti appartengano alle due ragazzine scomparse.
CADAVERI OCCULTATI
Intanto, gli inquirenti hanno deciso di acquisire la documentazione relativa agli interventi di ristrutturazione effettuati all’interno di Villa Giorgina negli ultimi decenni. Il pavimento della cappella sarebbe stato sostituito per l’ultima volta negli anni Ottanta. Il medico legale dovrà invece stabilire se sui resti ci siano tracce che consentano di ricostruire le dinamiche del decesso. Su un punto, però, i pm non hanno dubbi: si tratta di due cadaveri occultati. Due persone che dovevano essere fatte sparire. Per provare a capire il motivo, sarà fondamentale dare loro un nome.
Credit: Leggo.it